La tradizione di associare uova di cioccolato alla Pasqua è abbastanza recente. Molto più antica è la tradizione di decorare uova: già presente negli antichi Egizi e nei Sumeri, passò ai primi cristiani che pitturavano le uova con il colore rosso, per ricordare il sangue di Cristo, e le decoravano con simboli religiosi. Più tardi le uova iniziarono ad essere dipinte con colori vivaci, ma si trattava sempre di vere uova, simbolo della nascita.  Nella prima metà dell’Ottocento comparvero – in Francia e in Germania – le prime uova di cioccolato, soprattutto grazie alle scoperte del chimico olandese Coenraad Johannes van Houten, il vero padre del cioccolato moderno. La sua azienda, fondata nel 1817, trasformerà la storia di questo alimento con l’invenzione della pressa per cacao. Il resto è storia recente con la cioccolata e le uova pasquali prodotti di consumo di massa, dopo il crollo dei prezzi di cacao e zucchero alla fine dell’Ottocento.

Eppure la storia del cacao – una storia di almeno 4.000 anni – è la storia di un alimento riservato per gran parte del tempo ai consumi d’elite. Il cioccolato è un alimento derivato dai semi della pianta del cacao, il cui nome botanico è Theobroma cacao – dal greco, cacao cibo degli dei – diffuso e ampiamente consumato nel mondo intero. Nella civiltà Maya – dove era uno degli elementi basilari della religione e dell’agricoltura il suo consumo era riservato solo ai nobili e ai guerrieri ed era usato come moneta, abitudine mantenuta nelle successiva cultura azteca. Nel Seicento il cacao arrivò in Europa, ma perse gran parte dei significati religiosi e terapeutici delle culture mesoamericane: la ricetta della bevanda al cioccolato venne semplificata con l’aggiunta di zucchero, vaniglia e latte o acqua.

Con la pandemia mondiale di sovrappeso e obesità il cioccolato è finito spesso nel banco degli accusati, in ragione del suo consistente apporto energetico, oltre 500 Calorie per 100 grammi di prodotto fondente – con almeno il 45% di cacao- quasi 550 per le varietà al latte. Eppure, negli ultimi anni la ricerca scientifica la dimostrato che quantità moderate di cioccolato fondente possono migliorare il nostro stato di salute. In particolare, gli aspetti positivi riguardano apparato cardiovascolare e sistema nervoso. Il cioccolato fondente, infatti, contiene elevate quantità di flavonoidi, antiossidanti appartenenti alla famiglia dei polifenoli che riducono il colesterolo e proteggono dall’aterosclerosi. Il cioccolato contiene, inoltre,  feniletilamina e teobromina (che stimolano il rilascio di endorfine, dopamina e serotonina, molecole collegate al miglioramento del tono dell’umore. Attenzione solo nel caso in cui si soffra di emicranie ricorrenti, dato che la tiramina del cioccolato peggiora il quadro clinico. Il cioccolato fondente, dunque, fa bene al cuore e fa bene alla mente. Il consiglio è quello di limitarne le porzioni, scegliere sempre prodotti di qualità – fondente o gianduia – e utilizzare questo cibo degli dei – così lo chiamavano i Maya – all’interno di una vita ricca di attività fisica. (3-2016)