L’uso di sostanze psicoattive tra gli adolescenti è molto diffuso: alcol, tabacco e cannabis fanno parte dei “consumi adolescenziali” di molte ragazze e ragazzi. Per molti giovani la sperimentazione e l’uso di sostanze sono condizioni che vengono meno naturalmente con il trascorrere degli anni, ma in quasi tutte le forme di dipendenza adulta il periodo di inizio è stata l’adolescenza (un intervallo di tempo che ormai va dai 10 ai 24 anni, secondo molti autori). I motivi per cui molti adolescenti sperimentano l’uso di droghe sono diversi. Una prima motivazione è legata alla difficoltà del passaggio da bambini ad adulti; pubertà e adolescenza, sono delicate fasi di transito e di profondo cambiamento in cui avvengono trasformazioni importanti. In pochi anni gli adolescenti vedono cambiare la loro immagine corporea, il loro rapporto con i genitori, il loro rapporto con gli altri adulti e con il gruppo dei pari (età); si ha, inoltre, la maturazione sessuale e si forma un’identità di genere. I giovani, infine – per ragioni biologiche, legate allo sviluppo cerebrale – sono alquanto propensi a comportamenti rischiosi per un forte bisogno di esplorare e di conoscere i propri limiti.  Tutto ciò – associato alla facile disponibilità di alcol, sostanze e gioco d’azzardo – rende l’adolescenza un periodo particolarmente vulnerabile alla possibilità di sviluppare le diverse forme di dipendenza.

Nella Relazione annuale al Parlamento 2018 sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, curata dal Dipartimento per le politiche antidroga sono stati analizzati i consumi di sostanze illegali tra gli studenti italiani della fascia 15 e i 19 anni. Oltre un terzo del campione (34,2%) ha detto di aver utilizzato almeno una sostanza psicoattiva illegale nel corso della propria vita; per uno su quattro (26%) il consumo è avvenuto nel corso del 2017; tra questi 670.000 ragazzi nove su dieci hanno assunto una sola sostanza, mentre il 10% definibile ha utilizzato di due o più sostanze (poli-assuntori); il 17% degli studenti fatto uso di sostanze nei 30 giorni precedenti, il 4% ha utilizzato 20 o più volte la cannabis e/o 10 o più volte altre sostanze (cocaina, stimolanti, allucinogeni, eroina). Il 33,6% degli studenti (circa 870.000) ha utilizzato cannabis almeno una volta nella vita, il 25,8% (circa 670.000) ne ha fatto uso nel corso del 2017, il 16,4%, (circa 420.000) ha negli ultimi 30 giorni, il 3,4% frequentemente (20 o più volte al mese); il 14% del campione (360.000 studenti) ha  utilizzato almeno una volta le nuove sostanze psicoattive (NSP) come cannabinoidi sinteticioppiodi sintetici; il 3,4% (88.000) ha avuto almeno un contatto con la cocaina e l’1,1% con l’eroina (28.000); nei 30 giorni precedenti quasi 33.000 studenti hanno usata cocaina (1,3%), 15.000 eroina (0,8%). Per completare il quadro delle dipendenze da sostanze, un adolescente su due beve alcolici (50%) e uno su cinque fuma sigarette, con netta prevalenza delle ragazze (23,5%) sui ragazzi (16%). Facendo un confronto con i dati delle altre relazioni, si osservano negli ultimi anni almeno due tendenze preoccupanti: da un lato un’età di inizio dell’uso di sostanze sempre più precoce, dall’altro un passaggio più frequente dall’uso ricreativo o sperimentale della sostanze a forme di vera e propria dipendenza.

Questi dati ci fanno capire quanto sia importante, tra i compiti evolutivi dell’adolescenza, prendere una posizione sulle sostanze psicoattive e su tutte le forme di dipendenza, anche senza sostanze, come il gioco d’azzardo. Le decisioni che si assumono nel corso dell’adolescenza, infatti, avranno una grande influenza sui comportamenti della vita adulta, dato che prima si inizia ad usare sostanze, più alta è la possibilità che si sviluppi dipendenza. L’altro grande ambito di intervento pubblico riguarda il contesto familiare, sempre più importante nello sviluppo delle dipendenze patologiche. Gli adolescenti che vivono in famiglie con genitori o altri familiari con problemi di dipendenza diventano a loro volta più vulnerabili a sviluppare abuso e dipendenze. Il tema non è certo recente: già quindici anni fa un libro dello psichiatra Luigi Cancrini (Schiavo delle mie brame, Frassinelli, 2003) denunciava con largo anticipo sia il dilagare del gioco d’azzardo patologico sia il forte legame tra i giovani giocatori e un ambiente familiare con lo stesso problema. (nella foto un manifesto della Basilicata che si riferisce alla legge regionale che ha imposto la distanza minima di 500 metri delle slot machines da luoghi sensibili, come scuole e chiese) (6-2018)