Attività fisica e cancro, una prevenzione efficace
Ogni anno in Italia circa 400.000 persone ricevono una diagnosi di tumore e quasi 180.000 muoiono di cancro. Queste cifre fanno capire come – nonostante i notevoli progressi delle terapie – l’arma decisiva rimane la prevenzione, soprattutto attraverso una dieta sana e un’adeguata attività fisica. I dati disponibili ci dicono che almeno il 40% dei tumori è causato dagli stili di vita e dall’ambiente in cui viviamo; il 20-25% dei tumori dipende da un prolungato bilancio energetico positivo, legato a un’alimentazione eccessiva e squilibrata o a poco movimento (o spesso a entrambe le condizioni). Per ridurre l’insorgenza dei tumori l’OMS da molti anni raccomanda 30-60 minuti di attività moderata-intensa almeno 5 volte a settimana. Un meta-studio del National Cancer Institute statunitense (pubblicato nel 2016 sul JAMA Internal Medicine) ha esaminato 12 ricerche che hanno coinvolto 1,4 milioni di persone tra Europa e Stati Uniti dal 1987 al 2004, mettendo in correlazione il grado di attività fisica da loro riferito con l’incidenza di 26 tipi diversi di tumore. Per chi svolgeva una buona attività fisica ben 7 tumori hanno mostrato una minor incidenza di almeno il 20% (1 caso su 5): tumore dell’esofago, del fegato, del polmone, del rene, del cardias, dell’endometrio oltre alla leucemia mieloide; per altri 6 tipi di tumore la riduzione è stata minore, ma ancora molto significativa (tra il 17 e il 10%): mieloma, tumore del colon, della testa collo, del retto, della vescica e tumore alla mammella (in particolare nelle donne in menopausa). Va sottolineato che una riduzione del 20% dell’incidenza di un tumore corrisponde all’effetto terapeutico di molte terapie oncologiche. Il messaggio sembra chiaro: in termini di riduzione del rischio di malattie oncologiche, lo stile di vita può avere lo stesso impatto di alcune cure oggi disponibili. Perché il movimento aiuta a prevenire il cancro? Non abbiamo ancora risposte certe ma ipotesi da confermare nei prossimi anni. Innanzitutto, fare attività fisica in modo regolare influenza positivamente il sistema endocrino (la produzione di ormoni) e le difese immunitarie, entrambi coinvolti nella genesi di molti tumori. In secondo luogo l’attività motoria permette di ridurre il peso di chi ha chili di troppo e questo è un importante fattore protettivo, poichè molti tipi di cancro diventano più frequenti con l’aumento del peso. Il tumore dell’endometrio, ad esempio, ha un rischio di tre volte più alto nelle donne obese e del 50% in quelle sovrappeso, mentre nel tumore al seno la probabilità aumenta dell’8% nelle donne sovrappeso e del 13% in quelle obese. I benefici del movimento si estendono anche a chi ha già avuto la malattia; con una buona attività motoria il rischio che la malattia si ripresenti (recidive) scende quasi del 30%. Il movimento, inoltre, riduce la stanchezza cronica (effetto collaterale di chemio e radioterapia, detta anche fatigue), la nausea e gli stati di ansia, migliorando il tono dell’umore e l’autostima. Tutto ciò aiuta a comprendere quanto sia pericoloso per la salute pubblica avere un 34% di popolazione che non svolge alcuna attività fisica. L’American Cancer Society aggiornando le linee guida per la prevenzione oncologica, ha raddoppiato il tempo da dedicare al movimento, invitando gli adulti a praticare tra i 150 e i 300 minuti di attività fisica di moderata intensità o tra i 75 e i 150 minuti di attività fisica intensa a settimana. In conclusione, sarebbe ora di considerare la prescrizione del movimento come un vero e proprio farmaco (tra l’altro, senza effetti collaterali). Purtroppo in Italia soltanto 3 persone su 10 ricevono dal proprio medico il consiglio di praticare un’attività fisica. C’è, quindi, ancora tanto da fare perché esperienze come Pagaie Rosa (dal 2003 il primo equipaggio italiano di dragon boat composto da donne operate di tumore al seno) e Race for the Cure (dedicata alle donne che stanno affrontando o hanno affrontato il tumore del seno) si moltiplichino per dare un un forte messaggio sull’importanza della prevenzione alle 53.000 donne che in Italia ogni anno si confrontano con questa malattia (nella foto Ritratto della signora pinelli con la figlia di Antonio Mancini, 1911) (luglio 2021)
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