Complessità e conoscenza per Edgard Morin
Edgar Morin è uno dei massimi studiosi di filosofia ed epistemologia dei nostri tempi. La casa editrice Mimesis ha da poco pubblicato 100 anni. Lezioni da un secolo di vita, a cura di Mauro Ceruti.
1) “Vediamo predominare in tutto il pianeta la frenesia del profitto immediato, gli utili enormi che le società per azioni hanno realizzato in occasione della crisi economica. Si avvertono da una parte il potere del denaro e dei regimi autoritari, fattori che in alcuni casi sono collegati, e dall’altra le resistenze, con l’esplodere della collera popolare, come si è visto in Algeria, in Cile, in Francia. Tali resistenze vengono sempre represse, perché anche se esprimono aspirazioni profonde nella popolazione, non hanno un pensiero, non hanno un’organizzazione. E bisogna ricordare che per decenni un pensiero ben organizzato c’è stato: era quello marxista, con i suoi limiti, le sue speranze, le sue verità, le sue idee”.
2) “Viviamo una crisi spaventosa del pensiero: persino e soprattutto coloro che sembrano i detentori della verità oggettiva, gli economisti che parlano di calcoli, non si rendono conto che i calcoli non sono sufficienti per comprendere tutti i problemi umani. Il calcolo è uno strumento ausiliario necessario, come le statistiche, i sondaggi e tutto il resto. Ma sono tutti strumenti ausiliari di un pensiero assente o inserito in una serie di dogmi come i dogmi del neoliberismo“.
3) “Ogni crisi crea anche delle enormi incertezze. L’intento della storia è il dispiegamento dell’imprevisto, come la pandemia stessa era imprevista, come la stessa crisi della biosfera era imprevista. Serve una riconversione mentale totale: imparare a scendere a compromessi con l’incertezza, imparare a vedere la complessità; purtroppo vedo che nella classe dirigente, a tutti i livelli, non c’è affatto una presa di coscienza“.
4) “L’aumento, diciamo quantitativo, delle possibilità di benessere materiale si è sviluppato anche un degrado della qualità della vita, con un degrado delle solidarietà tradizionali, una perdita di senso della comunità“.
5) “Il dominio di un potere economico fa sì, per esempio, che l’agricoltura industriale produca dei prodotti malsani, insipidi, distrugga i suoli e continui a svilupparsi a discapito di quella che potrebbe essere l’agricoltura ecologica, agro-ecologica. Se vogliamo la riconquista della qualità della vita, è innanzitutto una riconquista personale, ma ha bisogno di un aiuto politico costante.
6) “Non si fanno adeguate politiche di consumo, siamo tutti spinti verso beni privi di reale valore, che hanno solo un valore mitologico attribuito dalla pubblicità, o prodotti malsani che degradano la salute dei bambini come le bibite zuccherate“.
7) “La qualità della vita è diventata un problema centrale, quello che in America Latina viene chiamato il buen vivir, il buon vivere, che parte dal benessere materiale, da certe condizioni di benessere materiale, ovviamente, ma che va oltre, che è qualcosa legato alla qualità dei rapporti umani. E se i politici non capiscono questo, non vedono questa cosa, se vedono soltanto i calcoli, i tassi di crescita, il PIL pro capite e tutto il resto, non vedono l’essenziale”.
8) “Bisogna quindi rigenerare l’Europa, ripartendo dal senso di un destino condiviso, che la pandemia un po’ ha iniziato a suscitare, quando l’Europa si è resa conto che non produceva ciò che serviva a curare la pandemia stessa; ci siamo accorti che la globalizzazione ha creato sì interconnessioni, ma del tutto prive di vera solidarietà. La pandemia ha evidenziato quanto le nazioni siano ripiegate su sé stesse, immobili nel loro egoismo, sia che si tratti della distribuzioni di vaccini che di altre situazioni”.
9) “L’Europa deve poggiare sull’idea di un destino condiviso, e assumere un carattere completamente nuovo, perché le nazioni stesse sono fondate su un destino comune; è un’idea ereditata dal passato, è evidente che questa definizione viene dalla storia comune vissuta dai nostri antenati. Per l’Europa questa comunità dal destino condiviso, ereditata dagli avi, è fondamentalmente spirituale e culturale. Potremmo dire che sia la realizzazione dell’opera di pensatori come Montaigne, Spinoza, Goethe, Leopardi“
10) “Ho proposto di introdurre con urgenza nell’istruzione l'”educazione alla problematizzazione”; ciò significa che persino prima di insegnare ad acquisire spirito critico bisogna insegnare a interrogarsi, avere la capacità di farsi delle domande. Penso si debba rieducare lo spirito, perché non stiamo compiendo una riflessione profonda sui problemi della conoscenza: la conoscenza è sempre esposta all’errore, sia che si tratti di visione deformata, di percezione erronea, di emozioni modificate o di sbaglio nella comunicazione. Dobbiamo quindi essere educati al rischio di commettere errori, di prendere abbagli”.
(dall’intervista a Maurizio Molinari, pubblicata su Robinson il 23/12/2021; nella foto “Cerimonia” del pittore russo Isaak Brodskij; il quadro è del 1921, l’anno della nascita di Morin)
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