Epatite C: come si trasmette
Il virus dell’epatite C (virus HCV) si trasmette soprattutto attraverso il sangue, ma può essere presente, a concentrazioni più basse, anche in altri fluidi corporei: nella saliva, nelle lacrime, nel liquido seminale e nelle urine. Sono conosciute diverse possibilità di contagio. La prima riguarda lo scambio di aghi e siringhe tra tossicodipendenti che usano eroina o altre sostanze per via endovenosa; rappresenta una delle più frequenti vie di trasmissione del virus nelle nostre società; quasi due tossicodipendenti su tre sono HCV-positivi; recentemente il contagio da HCV è stato associato all’uso di cocaina per via intranasale, probabilmente per l’uso comune di cannule contaminate. Una grossa fetta della statistica riguarda cause sconosciute: quasi un terzo dei casi non ha, infatti, una causa precisa di contagio. Una terza modalità di contagio comprende il lavaggio del sangue con il rene artificiale – diversi pazienti in dialisi risultano contagiati dal virus dell’epatite C – il trapianto di organi infettati dal virus e la trasfusione di sangue o plasma utilizzati o prodotti prima del 1990, prima della scoperta del virus (da allora si eseguono test di controllo su tutte le donazioni di sangue). La trasmissione del virus con i rapporti sessuali è assai più rara che nel caso dell’infezione da HIV e HBV; persino dopo mesi di rapporti sessuali non protetti con un partner HCV-positivo, il rischio sembra minore del 5%; si pensa, quindi, che il virus dell’epatite C solo raramente si trasmetta per via sessuale. Altra modalità di trasmissione è il contagio madre-bambino: durante il parto una madre HCV- positiva può, in determinate condizioni, trasmettere il virus al proprio bambino, il rischio aumenta se vi è positività anche al virus HIV; meno del 20% dei neonati HCV- positivi sviluppa epatite acuta nei primi mesi di vita, per cui l’infezione da virus dell’epatite C non costituisce di per sé una controindicazione alla gravidanza; il virus, inoltre, non si trasmette con il latte materno. L’ultimo gruppo di cause di contagio comprende ferite da puntura o taglio di personale sanitario; teoricamente il virus dell’epatite C si può trasmettere anche con tatuaggi, piercing, agopuntura e altre pratiche di puntura cutanea con strumenti non sterili nonché scambio di lamette da barba e spazzolini da denti (per contatto ematico)
Un’ultima annotazione di valore storico riguarda l’uso di siringhe di vetro, diffuso in Italia fino alla metà degli anni ’70; la sterilizzazione domestica con pochi minuti di bollitura era inefficace per un virus che necessita di 20 minuti di autoclave per essere inattivato. Negli anni’50-60 non si usavano ancora le siringhe monouso e si somministravano molto più di oggi farmaci per via endovenosa o intramuscolare. Per questo motivo secondo alcune stime oggi nel Sud fra gli ultrasessantenni il virus dell’epatite C è presente nel 15% della popolazione e ha coinvolro anche i barbieri e i loro clienti che usavano lo stesso rasoio. (2007)
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