Secondo l’ultimo rapporto della Direzione centrale dei servizi antidroga per il secondo anno consecutivo in Italia sono aumentate le morti per overdose, arrivate nel 2018 a quota 334, 38 in più del 2017; nella metà circa dei casi il decesso è da attribuire al consumo di eroina e oppiacei, nel 20% a cocaina. A Filadelfia, sesta città degli Stati Uniti per popolazione (un milione e mezzo di abitanti) il governatore della Pennsylvania ha dichiarato lo “stato di emergenza sanitaria”. Motivo: le morti per overdose da oppioidi.  A Filadelfia, infatti, nel 2017 ci sono state 1200 morti per overdose, 4 volte il numero – comunque inaccettabile – del nostro Paese. Filadelfia è la punta dell’iceberg di una vera e propria epidemia di oppioidi che sta colpendo gli Stati Uniti. Nel biennio 2016-2017 i casi di morte per overdose hanno oscillato tra i 64.000 e 70.000 casi l’anno, più o meno lo stesso numero delle vittime delle guerre in Iraq, Vietnam e Afghanistan. Secondo alcuni epidemiologi questo spaventoso numero di decessi ha dato un consistente contributo al secondo calo consecutivo – dopo quello del 2016 – dell’aspettativa di vita, come non succedeva dagli anni Sessanta. Gli oppioidi rappresentano i due terzi delle morti totali per overdose (42.000 casi), con una responsabilità condivisa tra l’eroina illegale e – per almeno il 40% dei decessi –  gli oppioidi prescritti legalmente dai medici (nella foto). Questi ultimi sono farmaci antidolorifici molto potenti, come hidro-codone (Vicodin), ossi-codone, (OxyContin, Percocet, Percodan, Tylox) e, soprattutto, Fentanyl e Carfentanyl (un anestetico veterinario). Tutti danno forte dipendenza: una volta prescritti, è facile averne ancora bisogno e rivolgersi al mercato nero. Grandissima responsabilità di questa tragedia ricade sui medici statunitensi, che hanno più che raddoppiato le ricette di antidolorifici in 20 anni, e sulle aziende farmaceutiche, che hanno spinto a all’abuso di antidolorifici per incrementare i loro fatturati. Ad agosto lo stato dell’Oklahoma ha ritenuto la Johnson & Johnson responsabile della diffusione degli oppioidi nello stato e l’ha condannata a pagare 572 milioni di dollari di multa, per aver organizzato una frode di marketing “sviluppando e realizzando un piano per influenzare direttamente e convincere i medici a prescrivere sempre più oppioidi”, nonostante fosse al corrente del loro abuso, del loro cattivo uso, della dipendenza creata e delle morti causate. La Johnson & Johnson non è stata l’unica azienda finita sotto accusa; anche la Purdue Pharma, produttrice di OxyContin e la Teva hanno pagato rispettivamente 270 e 85 milioni di dollari di multa per lo stesso motivo; nei prossimi mesi molte altre aziende di big-pharma finiranno sul banco degli accusati. Il terzo grande imputato dell’epidemia di oppioidi è il sistema sanitario statunitense, uno dei peggiori e più iniqui – nonché più costosi – al mondo.  La sanità made in USA non prevede la copertura universale e favorisce la prescrizione di medicinali al posto delle terapie riabilitative; per le assicurazioni sanitarie private i farmaci sono sempre più convenienti dei trattamenti. Non tutti i farmaci, però. Gli antidolorifici – che possono indurre dipendenza –  sono elargiti con manica larga. I farmaci salvavita, come l’insulina, le medicine per l’epatite C e l’HIV sono a pagamento e sempre più cari. L’AIDS sta imperversando da anni nello stato della Louisiana: per chi che non ha un’assicurazione sanitaria curare il virus HIV costa migliaia di dollari al mese. Discorso analogo per chi ha l’epatite C e per chi ha il diabete. Negli ultimi anni il prezzo dell’insulina è rincarato tra il 100 e il 120 %: oggi negli Stati Uniti un diabetico può arrivare a spendere fino a 1.300 dollari al mese. Alec Smith-Holt, malato di diabete di tipo 1, è morto quest’anno perché non riusciva a pagare le fiale di insulina, vitali per la sua sopravvivenza. Lo stato del Minnesota – dove Alec viveva – ha deciso di fare causa a tre delle più grandi aziende farmaceutiche produttrici di insulina; il senatore Bernie Sanders ha chiesto un’indagine federale. Viene da domandarsi come sia possibile che la più grande potenza economica del mondo lasci morire i propri cittadini, privandoli delle cure necessarie pur di non ridurre i profitti miliardari delle grandi aziende. Ha ancora significato la parola democrazia, quando a 26 anni ti fanno morire perché non hai le risorse per comprarti l’insulina? In molte, troppe parti del mondo questa parola così importante, questo termine che significa il potere della gente, sembra solo una formula vuota, per nascondere cinismo, ferocia e ipocrisia.