1. “In questi giorni si sta svolgendo un concorso straordinario per reclutare nuove leve di insegnanti di ruolo. Ad alcuni candidati è stato chiesto di preparare una lezione, per una terza media, incentrata su Gianfranco Contini che scrive di Ungaretti e Leopardi”
  2. “Io non so che terze medie conoscano quelli del Ministero della Pubblica Istruzione. Il bello è che nella traccia è anche specificato: “Da presentare in una classe terza, in una piccola scuola di una cittadina di provincia, con al suo interno alunni con background migratorio e due alunni con disabilità”.
  3. “Sono anni che lo diciamo ai quattro venti: è ora di cambiare il modo in cui vengono reclutati gli insegnanti. Non se ne può più di questi metodi che mettono sempre la parte nozionistica al centro di tutto. Non se ne può più della formula-esame, soprattutto: con la commissione dietro la cattedra che valuta gli insegnanti senza la sola cosa che proprio non dovrebbe mancare: una classe”
  4. “Già da prima lo sapevamo, ma due anni e mezzo di pandemia lo hanno reso lapalissiano, ormai: insegnare è soprattutto lavoro di relazione. Un buon insegnante non sarà mai chi ne sa di più, o chi sa fare bella figura davanti a una commissione, preparando lezioni fantasmagoriche: un buon insegnante lo devi vedere all’opera”
  5. “Come parla con Gurpreet, indiano del Punjab che non parla mezza parola di italiano. Come si rivolge ad Amina, musulmana appena arrivata in Italia. Cosa fa per aiutare Sara, che a casa ha due libri di cui uno di ricette. In che modo sostiene Francesco, dislessico, che è convinto di essere stupido”,
  6. “Insegnare è una cosa che si fa con le mani, con la testa, col cuore, con lo sguardo, con la voce, è essere attori, psicologi, divulgatori, architetti, comici spaventati guerrieri. Questo è. Come fai a capire se una persona è adatta a questo mestiere delicatissimo, se non lo vedi interagire con bambine e bambini, con ragazze e ragazzi?
  7. “La pandemia ha portato tanto dolore ma ci ha fatto anche il regalo di una consapevolezza non più eludibile: può insegnare solo chi davvero è portato per farlo, e soprattutto chi ci crede fino in fondo. Chi sa ascoltare quelle voci così indecifrabili di ragazze e ragazzi. Chi sa affascinare, appassionare, accendere fuochi più che riempire vasi. Quando lo capiremo per davvero?

(da un intervento di Enrico Galiano, insegnante e scrittore su IlLibraio.it del 28-07-2022) (nella foto Albert Anker, 1848, La scuola del villaggio, da Il Museo della scuola)