Gli anni ’90 videro la nazionale maschile e i club italiani dominare la pallavolo mondiale. Nel massimo campionato uscirono di scena due città storiche del volley, Ravenna e Parma, e iniziò il duello tra Treviso e Modena; l’ultimo titolo del decennio lo vinse la Roma Volley al Pala Eur di Roma, in una splendida finale contro Modena davanti a 15.000 civilissimi tifosi (tra i quali io e mio figlio Jacopo). Scomparvero dalla Serie A importanti centri della pallavolo come Torino, Catania, Bologna, mentre si affermarono le nuove realtà di Padova, Montichiari, Cuneo e Macerata. Nel 1993-94 vinse il suo primo titolo la Sisley Treviso di Daniele Bagnoli, destinata a dominare la pallavolo italiana degli anni ’90 (4 scudetti, 3 Coppe dei Campioni, 3 Coppe Cev); malgrado il  successo a fine decennio di Roma ei tre secondi posti di Milano,  non si riuscì a portare il volley di vertice nelle grandi città; nel campionato femminile le novità furono Matera, sponsorizzata dalla Parmalat, campione d’Italia tra il 1991-92 e il 1994-95, e il ritorno del Volley Bergamo con la Foppapedretti (4 scudetti consecutivi e 3 Coppe dei Campioni negli anni ’90). Per tutto il decennio le coppe europee furono un fatto privato tra le squadre italiane, che si aggiudicarono 19 titoli su 20; in Coppa dei Campioni 3 vittorie a testa per il Porto Ravenna Volley,  per il Modena Volley e per il Volley Treviso, per la mitica la CSKA Mosca il suo 12° ed ultimo titolo;  per Parma solo 3 finali; nell’altra coppa europea, la Coppa Cev, en-plein italiano con 3 vittorie del Volley Treviso, 2 di Parma, una ciascuna di Padova, Cuneo, Ravenna, Palermo e Roma; il Porto Ravenna Volley e il Volley Gonzaga Milano all’inizio del decennio vinsero i primi due mondiali per club prima della sospensione. Da notare l’impresa di Ravenna, città di 150.000 abitanti, culla della pallavolo italiana negli anni della Prima Guerra Mondiale: ha vinto sia la Coppa dei Campioni sia il Mondilae per Club con il maschile e il femminile.
Per la nazionale maschile gli anni ’90 furono un decennio unico e, forse, irripetibile: due titoli mondiali nel 1994 e 1998, due titoli europei nel 1993 e nel 1997, otto World League (sulle 10 disputate): ai grandissimi campioni di fine anni ’80 si aggiunsero i nomi di Pasinato, Galli, Gravina, Pippi, Papi, Meoni, Rosalba, Mastrangelo, Corsano e tanti altri; solo le Olimpiadi sfuggirono a questa grande squadra.

Alle Olimpiadi di Barcellona del 1992 per la prima volta l’Italia si presentò da favorita. Nel 1989 era arrivato sulla panchina azzurra Julio Velasco. Il tecnico argentino e i suoi leggendari giocatori iniziarono un ciclo di successi memorabili. Nel 1989 campionato europeo (sulla Svezia) e argento in Coppa del mondo (dietro Cuba); nel 1990 campionato mondiale (su Cuba) e World League (sull’Olanda); nel 1991 World League (su Cuba) e argento agli Europei (dietro all’Unione Sovietica); nel 1992 terza World League consecutiva (su Cuba). A Barcellona arrivarono ai quarti Italia, Stati Uniti, Spagna e Giappone da un girone; Brasile, Cuba, CSI e Olanda dall’altro; l’Italia di Velasco fu eliminata nei quarti di finale dall’Olanda, al 5° set per 17-16. Il titolo andò al Brasile, seconda l’Olanda, terzi gli Usa, quarta Cuba; quinta l’Italia e prima delusione per il dream-team del volley. Nel torneo femminile, ancora assenti le italiane, andarono in semifinale Cuba, CSI, Usa e Brasile: in finale vittoria di Cuba– in quel decennio praticamente imbattibile – sulla CSI, il Consorzio di Stati Indipendenti che aveva preso il posto dell’Unione Sovietica. Anche alle Olimpiadi di Atlanta del 1996 – i giochi del centenario – l’Italia di Velasco vi arrivò da superfavorita; dopo la delusione olimpica, aveva vinto gli europei del 1993, battendo l’Olanda in finale; nel 1994 arrivò la quarta World League – su Cuba – e il secondo titolo mondiale consecutivo, ancora sull’Olanda; nel 1995 vittoria in Coppa del mondo ed europei (sull’Olanda) e in World League (sul Brasile). Ad Atlanta arrivarono in semifinale 4 squadre europee: Italia, Olanda, Jugoslavia e Russia. La finale, Italia-Olanda si disputò il 2 agosto, fu trasmessa in Italia in piena notte; negli ottavi aveva vinto facilmente l’Italia 3-0, ma la finale finì 3-2 per l’Olanda: ricordo ancora – come fosse oggi – il grande rammarico di quella sconfitta; terza la Jugoslavia, quarta la Russia, poi Brasile e Cuba. Era la fine del ciclo Velasco: dopo aver perso anche la finale di World League (ancora un 2-3 con l’Olanda), arrivò il brasiliano Bebeto. Nel volley femminile secondo oro consecutivo per Cuba, davanti a Cina e Brasile; in quella nazionale stratosferica l’italianizzata Taismary Agüero, Mirka Francia e la centrale Regla Torres, nominata miglior giocatrice del XX secolo dalla FIVB. (nella foto Regla Torres e la Aguero alle Olimpiadi del 1996) (segue)