La kava è una bevanda di origini antichissime, forse di 3.000 anni fa, originaria della Melanesia e diffusa in molte isole del Pacifico del Sud; nel passato il suo consumo andava dalla Nuova Guinea alle Hawaii –  esclusa la Nuova Caledonia –  e dalla Nuova Zelanda alla maggior parte delle isole di Salomone. In lingua maori kava significa amaro.
L’ingrediente base della kawa è un’erba, la Piper Methysticum, che fa parte della famiglia del pepe nero; i suoi principi attivi dotati di attività farmacologica si trovano concentrati nelle radici che vengono asciugate e pestate sino a ridurle in polvere. La kawa è considerata una bevanda calmante, che combatte ansia e affaticamento in modo naturale; viene anche utilizzata per il trattamento di emicranie e crampi muscolari. Nel passato era bevuta per purificare gli apparati urinari, per dimagrire e per alleviare i reumatismi. Era usata anche per purificare gli ambienti allo scopo di scacciare le malattie. A Fiji, Samoa  e Tonga la kawa  è la bevanda delle cerimonie, presente in tutti i raduni ricreativi e sociali: per dare il benvenuto agli  ospiti o per festeggiare le nascite; alle Hawaii,  è bevuta durante le cerimonie divinatorie, durante l’assegnazione di un nome ai bambini di un anno e durante l’ iniziazione delle giovani ragazze accompagnata dai canti tradizionali e dall’ hula (danza). Studi farmacologici hanno dimostrato per i principi attivi della kawa un’azione ansiolitica – simile a quella delle benzodiazepine, ma senza dipendenza – un effetto analgesico – confrontabile con quello dell’acido acetilsalicilico (aspirina) – e un’attività  miorilassante. Alcuni studi suggeriscono anche un’utilità nel trattamento della menopausa. Gli estratti di kava sono in grado di produrre inibizione della captazione della noradrenalina, ossia trattengono nel sistema nervoso centrale questo importante neurotrasmettitore. A fianco delle azioni terapeutiche ci sono diversi effetti avversi: disturbi a livello della pelle (secchezza della epidermide, esantemi con forte prurito) e della visione, epatotossicità. L’uso della kawa può aumentare l’effetto di quasi tutti gli psicofarmaci ed esaltare gli effetti dellalcol sull’organismo; è sconsigliata durante la gravidanza. In Italia, fino al 2002, era reperibile liberamente presso le erboristerie con il nome di Kawa-Kawa o erba dell’Oceania; attualmente è stata ritirata dal commercio per la tossicità sul fegato.

L’efedrina – nota anche come ma huang – è una sostanza che si ricava da piante appartenenti al genere Ephedra; le specie di maggiore interesse commerciale – Efedra sinica in particolare, Efedra intermedia, Efedra equisetina – sono di origine prevalentemente asiatica.  La pianta contiene alcuni alcaloidi tra cui efedrina e pseudo-efedrina. Conosciuta sin dall’antichità, Efedra sinica è un arbusto usato da millenni in Cina come stimolante per curare vari problemi, in particolare l’asma, ma anche per la sua attività antivirale e diuretica; nell’epoca moderna l’efedrina è stata utilizzata nel trattamento dell’asma bronchiale, della bronchite, delle congestioni nasali, della sonnolenza e del sovrappeso.

La pseudo-efedrina ha struttura ed azioni simili all’efedrina; è utilizzata come decongestionante nasale e presenta controindicazioni analoghe, sebbene gli effetti avversi, a parità di dosaggio, siano più attenuati. Tre noti decongestionanti nasali presenti nella farmacopea italiana contengono pseudo-efedrina, associata ad altri principi attivi come il paracetamolo, ma sono controindicati nei bambini di età inferiore ai 12 anni.  L’efedrina aumenta la liberazione di adrenalina dalle terminazioni nervose; ciò produce un’accelerazione del metabolismo, una dilatazione dei bronchi e vasocostrizione periferica, con aumento della pressione arteriosa; come le amfetamine, ma in misura minore, stimola il sistema nervoso centrale e diminuisce l’appetito. Tra gli effetti avversi palpitazioni cardiache e ipertensione; nausea, vomito e stitichezza; irrequietezza, nervosismo e convulsioni; per la sua azione di stimolazione metabolica è controindicata nel diabete e nell’ipertiroidismo. L’efedrina è una sostanza dopante. Si trovano facilmente in commercio prodotti contenenti associazioni di efedrina e altre sostanze; chi li acquista spera di ridurre la massa grassa aumentando quella massa magra, e di migliorare le prestazioni muscolari e sessuali. Spesso questi prodotti sono venduti direttamente nelle palestre oppure online (vedi foto), con evidenti rischi per la salute. Per dare un’idea della loro diffusione, nei soli Stati Uniti circa 12 milioni di persone, nel 1999, utilizzavano efedrina o suoi preparati, con un giro di affari di alcuni miliardi di dollari. L’American Society of Health System Pharmacists e l’American Heart Association avevano sollecitato il governo statunitense a bandire la vendita di efedrina, per i rischi legati al suo utilizzo senza controllo medico, ma la Food and Drugs Administration non ha raccolto la richiesta. (2007)