Migrazioni ed evoluzione per Telmo Pievani
Biologia
- “La paleoantropologia è una delle discipline in più rapido aggiornamento. I manuali che si usavano all’università 10 anni fa, ma anche 5-8 anni fa, sono da riscrivere completamente. Abbiamo scoperto tre, quattro specie umane nuove negli ultimi 5-6 anni. È cambiato tutto il modello di riferimento. Sono arrivati i nuovi dati molecolari, che arrivano a oltre 100.00 anni fa. L’antropologia molecolare adesso è strettamente intrecciata con la paleontologia”.
- “Siamo una specie molto giovane, ultimo ramoscello di un cespuglio complicato, di forme che si sono ramificate fino a pochissimo tempo fa. Fino a pochissimo tempo fa condividevamo il pianeta con almeno altre tre specie umane diverse da noi (vedi foto)”.
- “Una delle caratteristiche fondamentali che ha separato il genere Homo dal resto degli ominini è stato questo ulteriore rallentamento del processo di crescita, neotenia, per cui le forme adulte tendono a mantenere sempre di più i caratteri giovanili, e questo è stato un segreto di grande successo per noi. È un adattamento molto costoso, perché implica che tu hai cuccioli fragili e totalmente dipendenti dai genitori per molto tempo, ma ci dà vantaggi importanti, come l’evoluzione culturale, il gradimento, il gioco”.
- “Le migrazioni in passato venivano sottovalutate nel quadro dell’evoluzione umana. Homo sapiens è stata l’ultima ondata migratoria fuori dall’Africa, preceduta da ondate precedenti, almeno due, una circa 2 milioni di anni fa e l’altra circa 800.000 anni fa (con l’Homo heidelbergensis), e poi l’ultima, la migrazione del Sapiens fuori dall’Africa. Quando l’Homo sapiens esce dall’Africa trova i discendenti di chi era migrato nelle precedenti ondate migratorie”.
- “Noi siamo migranti da due milioni di anni. Migrare è quindi un carattere connaturato al genere Homo. Dal migrare abbiamo imparato l’adattabilità, la flessibilità. Molte delle caratteristiche che ci rendono umani sono figlie del fatto che noi siamo migranti. L’Homo sapiens è quello che ha migrato più di tutti, e ha fatto del migrare la sua strategia. E anche peraltro dell’invadere nicchie ecologiche già occupate da altre specie umane”.
- “Le migrazioni di oggi sono diverse da quelle paleolitiche: sono intenzionali, molto più veloci, ma qualche elemento in comune c’è. La geografia, per esempio, è sostanzialmente la stessa. Le principali migrazioni antiche, paleolitiche, partivano tutte dall’Africa sub sahariana, attraversavano il Sahara per poi risalire al Mediterraneo e Medio oriente e infine in Asia ed Europa. E l’altro filo comune, profondo, è il clima”.
- “Il clima c’è sempre come elemento fondamentale. Sia per le migrazioni preistoriche, che per quelle di oggi. Secondo i dati delle Nazioni Unite quasi l’80% delle persone che sono obbligate a spostarsi, lo fa per i cambiamenti climatici. Ovviamente la grossa differenza è che oggi questi cambiamenti climatici sono indotti dalla nostra specie”.
- “La teoria dell’evoluzione è difficile, va contro il nostro senso comune. Noi abbiamo una mente teleologica, ricostruiamo gli eventi in fila, in modo ordinato, finalistico. L’evoluzione invece ti spiega che una serie di fattori come variazioni casuali, pressioni selettive ecologiche contingenti, cambiamenti ambientali contingenti, svolte casuali, adattamenti a contesti più diversi alla fine producono la meravigliosa biodiversità sulla terra, compresi noi. Per cui c’è un problema cognitivo. Darwin del resto già lo avevo detto: perché la gente accetti la nostra teoria serviranno generazioni”.
- “Per le attività umane stiamo riducendo a tal punto la biodiversità, che abbiamo già fatto fuori quasi il 30% delle specie esistenti sulla Terra. Questo non era mai successo nell’evoluzione. Questa è quindi la sesta estinzione di massa, e si sta svolgendo a una rapidità mai vista prima. Prima le estinzioni accadevano nell’arco di millenni, ora si sta svolgendo nell’arco di secoli e decenni. Le estinzioni di massa ci sono sempre state ed anzi se non ci fossero estinzioni non ci sarebbe speciazione. Sono dei momenti in cui vengono spazzate via molte specie, e le specie sopravvissute trovano un mondo, molto spazio, c’è esplosione di biodiversità”.
- “La cosa assurda è che questa estinzione la stiamo creando noi. E i danni peggiori li avremo noi. Gli ecosistemi saranno sempre più poveri, avremo effetti sul ciclo dell’acqua, sulla fertilità suoli, sull’impollinazione. Gli insetti impollinatori si stanno riducendo sempre più, e questo avrà grandi ripercussioni sulle colture”.
(dall’intervista a Telmo Pievani a cura di Lorenzo Pasqualini del 17-11-2018)
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