La comunicazione tra ilmedico e il paziente è fortemente slivellata. Saper comunicare non è una dote innata, si impara, così come si impara ad essere empatici, senza interpretare le parole del paziente, senza sostituirsi a lui nelle scelte, ma orientandolo in un percorso di consapevolezza. Ciascuna persona fa parte di un sistema (quasi sempre la famiglia) in cui gli elementi (le persone) sono fortemente connessi tra loro in modo che la modificazione di un elemento produrrà cambiamenti anche negli altri. In generale, i sistemi umani hanno due caratteristiche importanti. Innanzitutto, funzionano su regole che difficilmente vengono espresse. In secondo luogo, hanno dei ruoli quasi mai evidenti (in una famiglia, infatti, il leader può essere chiunque). Noi siamo all’oscuro di tutto. Appare, pertanto, indispensabile la massima cautela, nel momento in cui proponiamo un cambiamento dello stile di vita. Le prescrizioni e le richieste di cambiamento dello stile di vita sono, di fatto, irruzioni nella vita del paziente. I pazienti percepiscono l’intervento del professionista sanitario come una limitazione della loro libertà. E’ importante ricordare che spingere troppo in senso prescrittivo può provocare blocchi comunicativi. Dobbiamo anche avere consapevolezza di quanto costi rinunciare ad abitudini consolidatesi nel tempo.

Nella motivazione della disassuefazione al fumo è molto utilizzata la “ruota di Prochaska-Di Clemente”, articolata in cinque fasi. Nella fase pre-contemplativa manca nel paziente l’idea della cessazione del fumo; bisogna, però, esplorare la possibilità di parlarne; si possono utilizzare i minimal advice, colloqui di 3-4 minuti per prospettare i vantaggi del cambiamento e per sapere se il paziente ha mai preso in considerazione l’idea di smettere di fumare. Va anche valutato il rischio di reattanza (meccanismo di difesa strenua delle proprie abitudini, quando la persona sente minacciata la propria libertà). Importante in questa fase la bilancia motivazionale, per valutare i pro e i contro del cambiamento. Bisogna, comunque, lasciare al paziente il tempo di pensare al cambiamento. La fase contemplativa è la fase più difficile: il paziente prende in considerazione di smettere di fumare, ma non prende alcun impegno. In questa fase è necessario solo il rinforzo legato ai vantaggi del cambiamento, incoraggiando il paziente a prendere seriamente in considerazione la cessazione del fumo. Come cambiare quando si pensa di non averne le capacità? Spostando la percezione dell’ostacolo dalla volontà alla decisionalità. “Lei può decidere di non smettere…”. Nelle fasi di determinazione e azione il paziente comincia a programmare il cambiamento. Il MMG può aiutarlo ad esplorare le sue risorse senza essere direttivo ed è importante valutare le situazioni rischiose, prevedendo strategie di compensazione. Nell’ultima fase di mantenimento, infine, il paziente va aiutato a consolidare il cambiamento. Il MMG dovrebbe essere disponibile a colloqui che rafforzino la scelta compiuta e va valutata la possibilità dell’ausilio farmacologico in caso di insonnia, senza trascurare il possibile aumento ponderale

Tre testi per approfondire.  Mauro Doglio, “Parlare per tutti” (2004, Lupetti): Giorgio Bert e Silvana Quadrino, “Medicina narrativa. Storie e parole nella relazione di cura” (2007, Dati); Biagio Tinghino, “Stili di vita e tabagismo”   (2012, Il Pensiero Scientifico Editore) (6-2019)