Sanità pubblica e vaccini per Gino Strada
Salute e società
Il 13 agosto è morto Gino Strada, fondatore di Emergency e strenuo oppositore di ogni guerra. Per Gad Lerner ha rappresentato “la Milano migliore, il Sessantotto migliore, la dimostrazione che l’utopia non è ingenuità ma fede creatrice”. Io lo vorrei ricordare con gli ultimi importanti interventi che ha fatto questo inverno sul tema dei vaccini e della sanità pubblica.
- “All’inizio di febbraio nel mondo erano stati vaccinati 108 milioni di persone; tra i Paesi più poveri soltanto la Guinea è riuscita a dare il via alle vaccinazioni per 55 abitanti. I nostri piani vaccinali si propongono di raggiungere un’immunità significativa entro il 2021, i Paesi poveri arriveranno allo stesso traguardo non prima del 2023”.
- “La straordinaria mobilitazione della comunità scientifica internazionale ha portato alla messa a punto di alcuni vaccini contro il Sars-CoV-2 in tempi incredibilmente brevi. Sono il frutto di un enorme investimento di denaro, grazie anche a oltre 100 miliardi di dollari forniti dai governi”.
- “Le nazioni ricche, dove risiede il 14% della popolazione mondiale, hanno finora opzionato il 53% dei vaccini più promettenti: Moderna e Pfizer-BioNTech. Nei Paesi in via di sviluppo si parla di dosi sufficienti a immunizzare al massimo il 18% della popolazione mondiale entro il 2022. Per descrivere questa situazione qualcuno ha parlato di nazionalismo vaccinale; l’economista indiana Jayati Gosh ha usato l’espressione apartheid vaccinale”.
- “Le norme sulla proprietà intellettuale garantiscono alle aziende farmaceutiche il monopolio della produzione e, di conseguenza, prezzi elevati: chi può pagare si aggiudica le dosi di cui ha bisogno mentre molti Paesi poveri non sono in grado neanche di entrare nella contrattazione. È chiaro che l’obiettivo delle grandi aziende farmaceutiche non sia il miglioramento della salute pubblica, ma il profitto dei propri azionisti.
- “Un’equa distribuzione di vaccini, però, è una questione di rispetto dei diritti umani e anche di lungimiranza. Se le vaccinazioni non procederanno speditamente e diffusamente ovunque, rischieremo che da qualche parte nel mondo si sviluppino altre mutazioni del virus che potrebbero rendere inefficaci i vaccini disponibili. Il prolungarsi dell’epidemia causerebbe altre centinaia di migliaia di morti, soprattutto tra i più poveri e i più vulnerabili”.
- “La People Vaccine Alliance e Nessun profitto sulla pandemia sono coalizioni di attivisti e di organizzazioni internazionali – tra cui Emergency – che si sono mobilitate per un equo accesso ai vaccini contro il Covid-19. Perché il vaccino sia disponibile per il maggior numero di persone è indispensabile aumentare la produzione e abbassare i prezzi: un risultato che potrebbe essere raggiunto se le regole che tutelano la proprietà intellettuale venissero – almeno temporaneamente – sospese o se le farmaceutiche concedessero licenze ad aziende terze”.
- “Oggi in Italia, secondo il CENSIS, 11 milioni di persone non si curano più come dovrebbero, perché non riescono a farcela economicamente, e il sistema sanitario è lì che si preoccupa del pareggio di bilancio. Nel decennio 2010-2019, al Sistema Sanitario Nazionale sono mancati circa 37 miliardi con un investimento che non recupera neanche l’inflazione. Oggi spendiamo in sanità circa 120 miliardi ogni anno, l’8,7% del PIL rispetto alla media europea del 9,9%”.
- “Ma di quale sanità hanno bisogno i cittadini? La risposta è semplice: una sanità pubblica, unica e non regionale, gratuita e di alta qualità. Quanto deve spendere lo Stato per realizzarla? Quanto serve: non un euro in più, non un euro in meno”.
- “Solo 9 miliardi dei 209 del Recovery Fund verranno usati per investimenti nel settore sanitario. Poco più del 4% per un settore fondamentale per la vita di tutti noi. Se neanche una pandemia epocale riesce a farci riorganizzare le nostre priorità, stiamo perdendo l’ultima occasione per riformare le basi della società in cui vogliamo vivere”.
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