La prima proposta di legge che prevede l’educazione sessuale nella scuola italiana risale al 1975, ma ci sono voluti altri 17anni perché le varie forze politiche arrivassero, nel 1992, all’approvazione di un’altra proposta di legge che stabilisce che tutte le scuole debbano concorrere a svolgere una corretta informazione-formazione sulla sessualità. A distanza di 18 anni, la legge ancora non c’è ed il motivo è sempre lo stesso: parlare di sessualità continua a creare disagio. Ma se non si affronta l’argomento è impossibile arginare quella sorta di “analfabetismo sessuale” che coinvolge i giovani (nonché i meno giovani – genitori, educatori ed insegnanti compresi), da noi e in tutto il mondo. In Germania l’educazione sessuale è parte integrante della formazione scolastica dal 1970; in Francia è stata inserita nei programmi scolastici nel 1973. Spesso si è dibattuto o polemizzato sull’opportunità di raccomandare o meno l’uso del preservativo o dei contraccettivi, ma resta il fatto che in Belgio, Olanda e Svezia, dove esiste uno spazio per l’educazione sessuale fin dal 1956, le ragazze madri sono circa l’1%, contro il 9% di Paesi come Stati Uniti e Inghilterra. Negli 8 anni di presidenza Bush gli Stati Uniti hanno speso diverse centinaia di milioni di dollari per programmi scolastici che promuovano castità e astinenza sessuale: il risultato è stato che il numero delle gravidanze tra gli adolescenti è tornato a crescere. Una recente indagine condotta negli Usa da Drexel University e University of Pittsburgh (2009) è arrivata alla conclusione che più uno stato è conservatore dal punto di vista religioso, più è alto il numero delle sue ragazze madri; la forte religiosità di stampo tradizionalista sembra scoraggiare l’uso dei contraccettivi tra le giovanissime (incidendo sul tasso di gravidanze precoci) ma non influisce sull’attività sessuale in sé. Nonostante i fallimenti del suo predecessore e nonostante ogni evidenza scientifica, anche Barack Obama ha stanziato un cospicuo finanziamento federale – 250 milioni di dollari – per programmi statali che predicano l’astinenza come strada maestra alla contraccezione e alla prevenzione di malattie trasmesse sessualmente.
L’ignoranza sessuale produce quasi sempre problemi, sofferenze, incomprensioni, a volte malattie e gravidanze indesiderate che, comunque affrontate, rimarranno un elemento di disagio. L’UNESCO ha sottolineato più volte l’importanza di rendere l’Educazione Sessuale Onnicomprensiva obbligatoria in tutti i Paesi del mondo, per prevenire le malattie legate all’HIV, per diminuire le gravidanze in età adolescenziale e per favorire la parità di genere. Affrontare il tema della sessualità significa, inoltre, consentire alle persone di realizzare le proprie potenzialità, essendo la sessualità adulta il risultato finale di un ininterrotto processo evolutivo che inizia dalla nascita. Queste cose i ragazzi delle scuole le sentono e le vivono comunque, anche se fanno a volte fatica ad esprimerle. Perché? Per la mia esperienza ciò accade soprattutto in ragione dell’atteggiamento di chiusura o di censura che trovano nei loro interlocutori, siano essi gli insegnanti siano essi gli stessi “esperti” dell’argomento. Parlare della sessualità, infatti, significa anche parlare della propria sessualità. Ecco perché scattano tabù, rimozioni, mancate risposte a domande del tutto legittime. Se si lascia spazio alla loro curiosità, alla loro voglia di sapere tutto su tutto, se si decide insieme che tutte le richieste di informazione vanno accolte, anche le più strane (per chi le classifica tali), allora – forse – i corsi di educazione sessuale potranno essere utili.
P.S. Nel frattempo restiamo in fiduciosa attesa di una loro legittimazione istituzionale, con l’inserimento dell’educazione all’affettività e alla sessualità nei programmi scolastici (nella foto Venere e Adone,1541, di Tiziano Vecellio) (1-2010)