Sessualità nei Primati
Conoscere la sessualità nei Primati, l’ordine di Mammiferi di cui facciamo parte, ci può aiutare a comprendere l’atipicità della sessualità umana. Nella nostra specie alcune caratteristiche sembrano uniche; una di queste è sicuramente la capacità di progettare strumenti – usare strumenti è invece comune a molti Primati – l’altra sembra essere un’attività sessuale molto intensa. Tra gli altri Primati manca la fase del corteggiamento, non si formano coppie durature e prima dell’accoppiamento i “preliminari” sono velocissimi. Il coito è brevissimo (nei babbuini pochi secondi) e le femmine probabilmente non provano alcun tipo di orgasmo. Il periodo di ricettività delle femmine della maggior parte dei Mammiferi è, inoltre, limitato al periodo dell’ovulazione; negli altri Primati si allunga ma, comunque, è molto limitato rispetto alla nostra specie. In Homo Sapiens l’accoppiamento è fortemente ridotto solo immediatamente prima e dopo il parto. Nelle altre scimmie le femmine sono recettive circa una settimana al mese e l’attività sessuale si interrompe del tutto quando sono incinte o allattano. Il grande numero di rapporti sessuali tra umani non serve ovviamente ad aumentare la prole – la maggior parte dei rapporti si svolge infatti in periodi di infertilità – ma, diversamente da quanto avviene negli altri animali, potrebbe avere la funzione di consolidare il legame di coppia; anche quando la donna non ha più il suo ciclo mestruale– ovvero, quando è incinta – si hanno comunque rapporti: probabilmente perché in un sistema monogamico sarebbe pericoloso frustrare il maschio per periodi troppo lunghi. La ripetuta consumazione dell’atto sessuale appare, pertanto, come una sana tendenza evolutiva, profondamente radicata su basi biologiche. Nell’evoluzione della nostra sessualità, inoltre, giocano un ruolo fondamentale alcuni segnali sessuali. La nostra specie possiede la muscolatura facciale migliore e più complessa dei Primati, siamo gli unici ad avere i lobi delle orecchie, il naso sporgente e le labbra sporgenti verso l’esterno. Lo sviluppo di seni sporgenti nelle nostre femmine sembra un altro esempio di segnalazione sessuale. La tipica posizione dell’accoppiamento tra Primati vede il maschio dietro alla femmina, senza contatti frontali. Nella nostra specie si ha una prolungata attività faccia a faccia prima dei rapporti sessuali e questi sono soprattutto un manifestazione frontale. Quasi tutti i segnali sessuali e le zone erotogene si trovano nella parte frontale del corpo: le espressioni del viso, le labbra, la barba, il seno. L’avvicinamento frontale implica che il comportamento sessuale sia strettamente legato ai segni di identità. Oltre ai fondamentali segnali visivi, esistono stimoli olfattivi importanti dal punto di vista sessuale. Con la pubertà si ha un notevole cambiamento per le preferenze dei diversi odori. Prima si tende verso gli odori dolci, dal gusto di frutta, poi si vira verso odori floreali, oleosi, muschiati. L’uomo possiede ghiandole odorifere di piccole dimensioni – dette apocrine – simili alle ghiandole sudorifere; si trovano in molte parti del corpo ma sono concentrate nelle zone delle ascelle e dei genitali. I ciuffi di peli localizzati che crescono in queste zone servono come centri di raccolta di odore, un’attività che aumenta durante l’eccitazione sessuale. La concentrazione di odore nella zona ascellare è caratteristica della nostra specie ed è legato alla generale tendenza umana ai rapporti frontali. Nella nostra società è diffusa, per ragioni esclusivamente culturali, la pratica di una generale deodorazione del corpo che viene lavato e sottoposto a bagni spesso più frequenti di quanto vorrebbero normali esigenze di igiene. Gli odori del corpo nella nostra società sono praticamente eliminati, lasciando alla sfera visiva la maggior parte dei segnali sessuali di avvicinamento e corteggiamento. (nella foto Darwin e amici di Stephen Nash) (2007)
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