Storia della canapa
L’uso di canapa indiana è antico quanto l’uomo ed è attestato – a partire dal Neolitico – nei territori degli attuali Afghanistan e Pakistan. Per millenni la pianta con le sue proprietà psicoattive è stata associata ai riti funerari e alla spiritualità; secondo lo storico greco Erodoto (V sec a.C.) la cannabis era usata dagli Sciti nei banchetti, per dare ebbrezza come l’alcool o per risollevare l’animo dopo i funerali; tramite gli Sciti probabilmente la canapa è arrivata in India; la troviamo nei sacri Veda come una delle 5 erbe sacre, mantenendo nell’Induismo – Ganja è il nome Hindi – una forte valenza spirituale. Nell’antichità la canapa ha trovato grande impiego anche come medicamento. Nella medicina tradizionale cinese è inserita tra le piante medicinali, come antidolorifico e per combattere gotta, reumatismi e debolezze mentali; anche Egiziani, Greci e Romani la utilizzarono come pianta medica; Plinio il Vecchio la consigliava per le emicranie, Galeno come analgesico. Nel Seicento alcuni medici utilizzarono la cannabis – sotto forma di olio misto ad altre erbe medicinali – nel trattamento della peste. L’utilizzo prevalente della canapa non fu, però, quello rituale o farmacologico. Le fibre della pianta si mostrarono, infatti, sin dall’inizio estremamente versatili. Fenici e Romani navigavano su navi con vele e cordami di canapa; in Cina la canapa era usata per fabbricare corde e tessuti; anche i primi fogli di carta, cinesi, erano di canapa; nel Medioevo la pianta divenne un prodotto strategico per le Repubbliche marinare, che la utilizzarono per cime, ormeggi e vele. L’utilizzo della canapa come pianta tessile per la navigazione fece la fortuna dei ricchi proprietari terrieri bolognesi che la coltivavano nelle loro terre. Alla fine del Settecento, la canapa era utilizzata in tutto il mondo, in particolare nel Nord America dove fu imposta la sua coltivazione, per favorire lo sviluppo dell’industria tessile. Il declino della canapa cominciò durante la seconda metà dell’Ottocento, quando fu progressivamente messa fuori legge. Nonostante la precarietà della produzione a livello internazionale, negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, in Italia si coltivavano a canapa circa 100.000 ettari di terreno. All’alba della Seconda Guerra Mondiale solo un Paese al mondo superava l’Italia per produzione della canapa: l’Unione Sovietica. L’uso ricreativo e spirituale della cannabis è stato presente nel Medioevo nelle aree rurali di tutta Europa da parte di sciamani, guaritori e contadini; per questo motivo, nel 1484 una bolla papale di Innocenzo VIII la definì immorale e indecente e ne paragonò l’uso alla stregoneria. L’uso voluttuario moderno della canapa risale all’800; dopo la conquista napoleonica delle province dell’Impero Ottomano, sorsero a Parigi i primi circoli di fumatori di hashish. La grande svolta avvenne nel 1937, quando fu emanato il Marijuana Tax Act che bandiva ufficialmente l’uso di cannabis negli USA. Il proibizionismo statunitense si estese all’Europa ed al resto del mondo. Nel 1961, fu ratificata la Convenzione Unica dell’ONU riguardante l’illegalità della cannabis, accettata dalla maggior parte dei Paesi occidentali; nel 1968 la cannabis fu condannata anche dall’UNESCO; nel 1970 il Comprehensive Drug Abuse Prevention and Control Act vide la cannabis inserita definitivamente tra le droghe proibite. Oggi è la pianta “proibita” più coltivata al mondo, usata regolarmente da oltre 140 milioni di persone. Dal punto di vista botanico tutte le piante, psicoattive o meno, sono cannabis e le varie specie esprimono rapporto diversi di cannabinoidi, cioè sostanze chimiche attive, le cui più importanti sono il THC (tetra-idro-cannabinolo) e il CBD (cannabidiolo) originariamente le specie con maggiore effetto psicoattivo (cioè con maggiore THC) avevano rapporti molto inferiori rispetto al presente; solo la selezione umana per diversi fini ha creato piante con maggior concentrazione di cannabinoidi. Attualmente in Cina la canapa è legalmente coltivata, lavorata ed esportata – è di gran lunga il primo produttore mondiale – così come in molti Paesi dell’Europa orientale. “La canapa è l’alternativa naturale alla plastica inquinante derivata dal petrolio; è una pianta che cresce in modo naturale e rapido, senza fertilizzanti, erbicidi o pesticidi. Quando il clima è caldo, può raggiungere la sua massima altezza in tre mesi e produrre fibre quattro volte più resistenti del cotone” (Bill Laws, 50 piante che hanno cambiato il corso della storia). Da non trascurare, infine, l’uso alimentare della canapa. La farina di canapa si ricava dai semi, come risultato della macinatura, e ha interessanti proprietà nutrizionali, come l’olio di canapa, presentato quest’anno alla dodicesima edizione di Terra Madre. Salone del Gusto di Torino (nella foto alcuni prodotti della cooperativa di Cerveteri Sole Etrusco, realizzati con farine locali e canapa) (9-2018).
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