L’ultima parte della storia delle diete è una breve rassegna delle proposte dietetiche degli ultimi anni. A metà anni ’90 Peter J. D’Adamo – naturopata statunitense – pubblicò il libro Mangia in modo sano in base al tuo gruppo (sanguigno) in cui – riprendendo un’idea del padre James – proponeva la dieta dei gruppi sanguigni. Per D’Adamo l’evoluzione dei 4 principali gruppi sanguigni sarebbe collegata alle abitudini alimentari dei nostri avi. Essendo il gruppo 0 il gruppo sanguigno più antico, chi ne è dotato dovrebbe dare molto spazio alla carne; il gruppo A, invece, in quanto espressione della rivoluzione neolitica che portò all’agricoltura, avrebbe bisogno maggiormente di frutta e verdura; carne e prodotti del latte sarebbero i cibi più adatti al gruppo B, erede dei nomadi pastori di 10.000 anni fa; più complessa, infine, la dieta del gruppo AB, il più recente e il più raro, comparso solo 1000-1200 anni fa con la fusione di popolazioni di sangue A e B. Le basi scientifiche di questa dieta e dei suoi presupposti sono pari a zero. Il sistema ABO del sangue umano è antichissimo, risalendo a oltre più di 20 milioni di anni fa, molto prima della separazione fra ominidi e primati non umani. Le forme alleliche A, B e 0 erano già presenti fra 200.000 e 300.000 anni fa e quando Homo sapiens cominciò la sua migrazione fuori dall’Africa, più di 100.000 anni fa, era già presenti tutti gli attuali gruppi sanguigni. Al momento, nessuno studio ha mai dimostrato la validità e i benefici sulla salute di questa dieta.

Dopo la pseudo-scienza di D’Adamo il millennio si chiuse con il boom – nel 2000 – del crudismo e delle diete crudiste (raw food), per le quali sarebbe poco salutare tutto il cibo portato a temperature oltre i 42°: nessuna cottura, allora, per non compromettere vitamine, sali minerali e altri nutrienti presenti nel cibo. Le critiche a questa impostazione sono facili: ricordiamo solo che senza cottura non è possibile mangiare cereali, legumi, patate e castagne; la mancanza di cottura, inoltre, aumenta enormemente il pericolo di tossinfezioni alimentari da virus, batteri, muffe e parassiti.

Il primo decennio del nuovo millennio ha visto tornare di moda la paleo-dieta (2010), ma è stato soprattutto segnato dal successo planetario della dieta Dukan (2011), il regime iperproteico ideato dal medico francese Pierre Dukan, poi radiato dall’Ordine, di cui abbiamo già parlato altrove. L’ultima dieta di cui ci occupiamo è la dieta delle sirtuine, o dieta del gene magro. Basata su studi condotti ad inizio millennio, il successo è arrivato nel 2016 con l’uscita del libro di due nutrizionisti inglesi A. Goggins e G. Matten, (Sirt, la dieta del gene magro, 2016) e con la grande pubblicità dei 30 chili persi dalla cantante Adele. La dieta Sirt dà spazio a cibi ricchi di polifenoli, molecole vegetali in grado di attivare le sirtuine, enzimi che simulano gli effetti della restrizione calorica e dell’attività fisica. Secondo gli autori seguendo questo regime si perderebbe solo grasso, lasciando intatto il muscolo, poiché i cibi Sirt imitando gli effetti del digiuno, stimolerebbero i cosiddetti geni magri.  I polifenoli che aiuterebbero questo meccanismo sono diversi: resveratrolo (vino rosso), catechine (cacao fondente e tè verde); acido gallico (noci e caffè), acido clorogenico (caffè), apigenina (sedano e prezzemolo), luteolina (radicchio, sedano e peperoncino); miricetina (peperoncino e prezzemolo); quercetina (cipolle rosse, cavoli, rucola e capperi), kaempferol (cavoli, rucola e capperi), fisetina (fragole), oloreupina e idrossitriosolo (olio d’oliva); altri polifenoli, infine, provengono da soia, curcuma e datteri. Che dire di questa dieta? Sicuramente sembra positiva l’indicazione di tantissimi cibi vegetali, caratteristici della dieta mediterranea; molto discutibile, invece, l’indicazione del vino rosso, sia per la pericolosità accertata dell’alcol etilico sia per la sopravvalutazione del resveratrolo, capace di azioni benefiche solo a dosi massicce non prive di effetti collaterali. Come altre diete del passato, la dieta delle sirtuine utilizza uno studio scientifico serio (effettuato, però, su lieviti, insetti e topi) e ne trae conclusioni prive di qualsiasi riscontro o evidenza, ma capaci di generare grandi profitti e grande risonanza sui social: l’ennesima dieta alla moda, in inglese fad diet.

La nostra breve storia delle diete finisce qui. Siamo partiti da lontano, con una delle prime indicazioni per dimagrire prese da un testo di Brillat-Savarin nel 1825; siamo arrivati agli anni ‘60 ricordando che l’obesità negli USA riguardava solo il 13% della popolazione. Poi – insieme alle tante diete arrivate sul mercato – l’obesità ha iniziato a salire (nella foto) , arrivando al 15% di fine anni’70, al 22% di fine anni ’80, al 31% di fine millennio. Oggi il tasso di obesità degli Stati Uniti è arrivato al 40%, con un tragico 18% di persone con obesità grave, ossia uomini che, se sono alti 180 cm, pesano più di 130 chili (BMI superiore a 40); tra 10 anni – dice uno studio del New England Journal of Medicine – in 29 stati degli USA l’obesità arriverà al 50% e l’obesità grave al 25%. Nel frattempo verranno proposte altre centinaia di diete dimagranti, perfettamente inutili sino a quando il cibo spazzatura dei fast-food e dei supermercati costerà molto meno del cibo vero che abbiamo sempre mangiato per tutta la nostra storia. (fine) (6-2020)