Storia delle diete, l‘800 e il primo ‘900
La storia delle diete è una storia recente, dato che l’obesità per gran parte della nostra storia è stato un fenomeno marginale, circoscritto ai pochissimi privilegiati che avevano abbondanza di cibo. Il concetto di utilizzare una dieta – nel senso greco di “regola” – per dimagrire e ridurre l’obesità è presente nella Fisiologia del gusto di Jean Anthelm Brillat-Savarin; pubblicata nel 1825, con una nota di Honoré de Balzac, nell’opera si leggeva: “Ogni cura dell’obesità deve cominciare con questi tre precetti di teoria assoluta: sobrietà nel mangiare, moderazione nel sonno, moto a piedi o a cavallo. Fra le carni preferite il vitello e il pollo; del pane mangiate solo la crosta”. Dunque: carni magre e pochi carboidrati, una formula che avrà moltissimi emuli negli anni a venire. Brillat-Savarin è stato il padre della gastronomia ottocentesca, anche se la sua formazione culturale era di tipo giuridico. Dopo di lui due contributi rilevanti alla nascente scienza dietetica arrivarono da altri due personaggi atipici, prima un religioso, poi un impresario di pompe funebri. Nel 1830 il pastore protestante Sylvester Graham propose negli Stati Uniti un prototipo di dieta vegetariana, con farina, pane e cracker di sua invenzione (i cracker Graham, ancora oggi utilizzati); nel suo stile di vita sobrio e senza carne, è significativa la scelta di consumare cibi integrali, compreso il pane integrale. Nel 1863 William Banting, impresario di pompe funebri londinese, in piena era vittoriana, fece pubblicare a sue spese la Lettera sulla pinguedine (Letter on corpulence) in cui proponeva una dieta dimagrante – da lui stesso sperimentata con successo – con pochi carboidrati e molti grassi: di fatto, era la prima dieta di tipo chetogenico. Il primo contributo in ambito medico-biologico arrivò nel 1890 da parte di Emmet Densmore, un medico inglese che soffriva di forti dolori di tipo lombalgico; Densmore pubblicò “Il cibo naturale dell’uomo” (The natural food of man), in cui propugnava uno stile alimentare puramente vegetariano a base di frutta e noci, latte, uova e formaggi.
Finito l’800, nei primi anni del ‘900 va segnalato Dieta e salute (Diet and health della dottoressa Lulu Hunt Peters, che approfondiva per la prima volta il concetto di dieta ipocalorica; il libro della Peters, pubblicato nel 1918, è stato il primo libro per dimagrire divenuto un successo editoriale. Qualche anno dopo, nel 1925, sempre negli USA, l’azienda produttrice di sigarette Lucky Strike diffuse una serie di manifesti con lo slogan “Reach for a Lucky instead of a sweet” (Cerca una sigaretta, invece di un dolce); per quanto possa oggi apparire insensato, la Lucky Strike propose a tutti gli effetti una sorta di dieta delle sigarette (cigarette diet) e lo fece per alcuni anni in numerose riviste di moda e quotidiani (nella foto), con modelli femminili snelli che mettevano in guardia dai pericoli del consumo di zucchero. Da notare che in realtà – già allora – fumo di sigaretta e zucchero non erano assolutamente alternativi: lo zucchero veniva aggiunto al tabacco per rendere il fumo meno aspro e aumentare l’inalazione si nicotina e delle altre migliaia di sostanze della combustione. Sempre negli anni ‘20 negli USA uscì il libro di Hebert Shelton “Il Sistema igienista” (Human Life, its philosophy, and laws, 1925), con la proposta di uno stile alimentare basato su digiuno e cibi crudi, il precursore dei successivi movimenti per l’igiene naturale e delle diete crudiste. Le ultime proposte degli anni ’20 furono davvero singolari: una dieta ispirata alle popolazioni Inuit (Artic diet) e dei biscotti dimagranti (Slimming Biscuts). Nel 1928 l’antropologo canadese Vilhjalmur Stefansson, propose ai nordamericani il modello alimentare degli Inuit, ovvero una dieta quasi priva di carboidrati, con un fortissimo consumo di prodotti animali, come pescato, caribu, grasso di balena e uccelli acquatici; la dieta artica, però, non ottenne molto successo in un periodo in cui l’alimentazione a base vegetale riscuoteva molto favore; i “biscotti dimagranti”, invece, promettevano di essere uno spuntino salutare, con una leggera azione lassativa, utile per perdere liquidi. Due diete ebbero una certa notorietà negli anni ’30, una legata al mondo del cinema, l’altra a un prodotto ancora oggi molto consumato. La dieta del pompelmo (Grapefruit diet), era meglio conosciuta come la dieta di Hollywood, per la sua diffusione nel mondo del cinema; era basata sull’assunzione di pompelmo – anche sotto forma di succo – a ogni pasto, per le presunte proprietà brucia-grassi del frutto; naturalmente, insieme al pompelmo, c’erano pochissimi carboidrati. Due osservazioni su questa proposta; la prima: il pompelmo è un agrume il cui consumo apporta indubbi benefici, ma le furano-cumarine presenti lo fanno interagire con moltissimi farmaci (in particolare con gli psicofarmaci), potenziandone l’effetto; seconda osservazione: siamo di fronte alla prima o a una delle prime proposte di fantomatici cibi miracolosi brucia-calorie, mai trovati, perché insistenti. La seconda dieta degli anni 30 è legata a John Harvard Kellogg, un Avventista del Settimo Giorno che nel 1876 aveva preso la gestione di un centro nutrizionale fallito nel Michigan, il Battel Creek. Chiamando la sua teoria alimentare The Battle Creek Idea (l’Idea Battle Creek), Kellogg promosse una dieta priva di carne, uova, zucchero raffinato, alcool, tè, caffè, tabacco, cioccolato, permettendo solo piccole quantità di latte e formaggio. Il suo Sanitarium Kellogg ebbe un enorme successo, nonostante alcune proposte dietetiche e comportamentali stravaganti o pericolose, con molti pazienti ricchi che seguivano il suo regime alimentare, ascoltavano musica dal vivo e passeggiavano nel centro. Oggi i prodotti Kellogg’s sono presenti in tutti i supermercati del mondo e con essi viene proposta la dieta Special K, una delle tante diete lampo che dovrebbe garantire risultati notevoli in poco tempo; per perdere 5 chili in due settimane la dieta prevede due colazioni con latte e cereali Kellogg’s (la seconda colazione sostituisce il pranzo) più una cena libera e due merende composte da barrette Kellogg’s. Educazione nutrizionale, zero. Valore nutrizionale, zero: una tipica dieta per perdere massa magra e autostima. (segue)
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