Storia dell’igiene. L’Ottocento
Nel ‘700 l’igiene di fatto non esisteva. “Al tempo di cui parliamo, nella città regnava un puzzo a stento immaginabile per noi moderni. Le strade puzzavano di letame, i cortili interni di orina, le trombe delle scale di legno marcio e di sterco di ratti, le cucine di cavolo andato a male e di grasso di montone, le stanze non aerate puzzavano di polvere stantia, le camere da letto di lenzuola bisunte, dell’umido dei piumini e dell’odore pungente e dolciastro di vasi da notte. Dai camini veniva puzzo di zolfo, dalle concerie veniva il puzzo di solventi, dai macelli puzzo di sangue rappreso. La gente puzzava di sudore e di vestiti non lavati, dalle bocche veniva un puzzo di denti guasti” (Il profumo di Patrick Süskind, 1985, TEA). In qiesto secolo in alcune aree dell’Europa iniziò l’urbanizzazione; tornarono in uso i gabinetti comuni nelle case e si impose il divieto di gettare escrementi dalle finestre, le autorità cittadine invitarono gli abitanti a gettare le immondizie in appositi carretti col cassonetto ribaltabile. Nel 1774, il chimico svedese Scheele scoprì il cloro; negli anni successivi si scoprirà la sua azione disinfettante.
Nell’Ottocento si ebbe un rinnovamento delle nozioni sull’igiene. Fino ad allora le città italiane ed europee (eccetto Roma) presentavano poche fontane pubbliche (con acqua di buona qualità); prevalevano pozzi privati scavati nei cortili delle case; l’acqua era prelevata dalla falde acquifere superficiali o da cisterne di acqua piovana, di bassa qualità igienica, con residui fecali dei pozzi neri delle case, dato che ancor non esistevano fognature; sono molto diffuse, pertanto, le malattie infettive a trasmissione “oro-fecale” come colera, tifo e dissenteria nelle quali i microbi sono eliminati con le feci degli individui infetti e trasmessi agli altri tramite acqua o alimenti contaminati; dal 1835 al 1910 si ebbero in Italia 8 epidemie di colera; in quella del triennio 1865-67 il bilancio finale fu di oltre 160.000 morti. Grazie alle ricerche del microbiologo francese Louis Pasteur (1822-1895) e del tedesco Robert Koch (1843-1910), nella metà dell’800 fu chiarito il legame tra infezioni e qualità dell’acqua. Per rendersi conto dell’impatto di queste patologie, fino al 1895 le malattie infettive gastro-intestinali erano responsabili del 15% della mortalità generale, del 25% di quella infantile. Nelle città furono costruite fosse biologiche e sistemi di scarico delle acque reflue per tutte le nuove costruzioni, comparvero le prime stanze da bagno di concezione inglese (con gabinetto, bidè, lavabo e vasca) in tutta Europa. Sul versante scientifico furono faticosamente superate molte vecchie credenze, come quella della “generazione spontanea”.
Un posto di assoluto rilievo nella storia dell’igiene spetta al medico ungherese Ignác Semmelweis (1818-1865). Mentre prestava servizio nei reparti dell’Allgemeines Krankenhaus di Vienna (il più moderno ospedale europeo dei tempi, inaugurato nel 1784 dall’imperatore Giuseppe II), Sommelweis scoprì la causa dell’epidemia di morti post-partum tra le giovani donne viennesi ricoverate; erano i medici stessi a diffondere la febbre puerperale, da donna a donna, con le loro mani infette in seguito alle autopsie; nei reparti gestiti dalle ostetriche – con una miglior igiene – i decessi erano 10 volte di meno (1% contro il 10%): Sommelweiss impose, allora, l’obbligo del lavaggio delle mani con ipoclorito di sodio e il cambio delle lenzuola alle partorienti. Il suo fu un destino tragico e paradossale: il medico che aveva salvato la vita a migliaia di donne, venne deriso e ridicolizzato dai colleghi medici; alla fine fu licenziato e finì i suoi giorni in manicomio. I lavori di Louis Pasteur (1879) e dello scozzese Joseph Lister (1883) dimostreranno – con 40 anni di ritardo – la grandezza delle intuizioni di Semmelweis e la miseria intellettuale dei suoi detrattori (in pratica l’intero ambiente medico del tempo). Con Sommelweiss, Pasteur e Lister era nata l’igiene moderna, basata su prevenzione, pulizia e vaccinazioni. (nella foto un dipinto di Robert Thom raffigurante il dottor Sommelweis) (segue)
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