Storia dell’oppio e dell’eroina
Eroina e morfina sono sostanze stupefacenti ottenute elaborando chimicamente l’oppio grezzo, il succo lattiginoso estratto dalle capsule del Papaver somniferum attraverso processi di laboratorio piuttosto semplici. Come nel caso di altre sostanze psicoattive, l’oppio ha una storia antichissima. Per la prima civiltà umana – i Sumeri – l’oppio era la pianta della gioia, mentre gli Egizi lo usavano come calmante per i bambini. Nella Grecia antica veniva usato nel culto di Demetra, dea della fertilità, e nelle raffigurazioni di Morfeo, dio del sonno; la medicina greca e romana vedeva l’oppio presente in molti tipi di pozione; il grande medico romano Galeno prescriveva oppio diluito nell’alcol per febbre, cefalea, avvelenamenti e molti altri disturbi; Galeno curò con l’oppio il più eminente dei suoi pazienti, l’imperatore Marco Aurelio, sino a farlo divenire dipendente. Dalla medicina araba l’oppio arrivò in Europa; all’alchimista Paracelso viene attribuiti un preparato a base di oppio chiamato laudano. A partire dal XVI secolo il consumo di oppio in Europa ebbe prevalentemente consumatori occasionali e un ristretto numero di oppiomani dipendenti dalla sostanza. Le cose cambiarono con la rivoluzione industriale: l’Impero britannico iniziò la produzione di oppio su larga scala, soprattutto in India, che portò ad un bassissimo prezzo di vendita, da 5 a 10 volte minore di quello della birra, con conseguenze facilmente immaginabili sulla popolazione.
La morfina fu isolata nel 1804 e fu inizialmente usata per curare l’alcolismo; a partire dalla seconda metà dell’800, fu impiegata in guerra sui militari vittime di traumi bellici; agli inizi del ‘900 l’uso e l’abuso della morfina tra le élite delle grandi città europee costituiva un serio problema sociale e sanitario. Per questo motivo nel 1898 la Bayer introdusse sul mercato l’eroina, con almeno 30 indicazioni terapeutiche che andavano dall’angina pectoris alla disfagia, dall’influenza all’ipertensione. Cinque anni prima, nel 1893, il chimico della Bayer Felix Hoffmann era riuscito a produrre l’acetilazione di due molecole dell’acido salicilico e della morfina; dalla prima ottenne l’aspirina, dalla seconda l’eroina (nella foto una pubblicità del tempo). All’inizio del secolo la Bayer esportava l’eroina in 23 Paesi; in poco tempo almeno 20 ditte farmaceutiche iniziarono a produrre e vendere il nuovo farmaco miracoloso (il nome eroina, significava questo). Non ci volle molto per capire che l’eroina produceva gli stessi effetti della morfina, compresa la capacità di generare assuefazione, tolleranza e dipendenza, oltretutto con maggiore intensità e rapidità. La Convenzione sull’oppio di Ginevra del 1925 sancì il bando dell’eroina dalle farmacie, ma molte ditte riuscirono a vendere tonnellate di eroina al mercato nero, dal 1925 al 1930. Il “proibizionismo” antialcolici favorì, negli Stati Uniti, il rapido sviluppo del mercato nero di tutte le droghe – alcol compreso – e delle attività criminali.
Negli anni ’40 a New York, nel ghetto nero di Harlem, l’eroina era diffusissima. Come ha detto il jazzista Tony Scott “Il fatto è che l‘eroina, ad un certo punto, costava meno che le sigarette, ed era usata anche a fini terapeutici come antidolorifico. In quegli anni i neri occupavano lo scalino più basso della scala sociale e, visto che la droga costava pochissimo, ne erano i consumatori privilegiati.” Un’intera generazione di jazzisti statunitensi rimase invischiata nell’eroina: Lester Young, Thelonious Monk, Bud Powell, Ben Webster, Charlie Mingus, Chet Baker, Art Pepper, Sonny Rollins. Il resto è storia di oggi, con il ritorno dell’eroina e degli oppioidi negli Stati Uniti e gli oltre 40.000 morti annui per overdose. (4-2019)
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