“C’era una volta un bellissimo stagno, pieno di canne e ricco di moltissime piante e animali di ogni tipo. All’inizio della stagione calda il vento cominciò a soffiare e nessuno ci fece caso più di tanto.

Le canne conoscevano bene il vento, che si presentava con una certa regolarità a rinfrescare l’aria ferma e umida del loro piccolo specchio d’acqua. Stavolta, però, era diverso. Il vento soffiava sempre più forte e metteva in difficoltà tutti gli abitanti dello stagno.

Le canne esposte a mezzogiorno subivano l’impatto maggiore, poiché il vento si rinforzava dal loro lato: provarono a irrigidirsi, ma finirono spazzate via con una certa facilità. Le canne poste ai lati dello stagno – vista l’inutilità della scelta frontale – si concentrarono sulle forti radici, per restare attaccate il più possibile al terreno. All’inizio la cosa funzionò, ma ben presto il vento ebbe ragione anche di loro, e le fece volar via.

Alle canne che si trovavano al centro dello stagno rimaneva poco tempo: il vuoto creato dalle canne sradicate richiedeva una soluzione rapida e creativa. Una di loro ricordò che la loro natura le rendeva flessibili e iniziò a stendersi piano piano fino a raggiungere quasi il terreno, senza perdere il contatto con le radici. Il vento mantenne ancora a lungo la sua forza, ma la canna riuscì a resistere.

Quando tornò la calma, si accorse con stupore di non essere la sola sopravvissuta, come aveva temuto. Tutte le canne a lei vicino l’avevano imitata e adesso si rialzavano, un po’ provate ma ancora vive. Ce l’avevano fatta: il vento era cessato e loro avevano imparato ad affrontare una situazione nuova.

Come ci erano riuscite? Evitando le scelte istintive e valutando le esperienze di chi stava affrontando il problema, con la massima attenzione per chi aveva proposto alla fine una soluzione efficace. Diremmo che avevano fatto “rete”, un concetto che per noi animali è ancora un’aspirazione, per le piante il tratto costitutivo della loro biologia.

La morale della favola (anche se questa volta sono le piante, e non gli animali, a essere protagonisti) è che bisogna sempre guardare con attenzione e curiosità ciò che cosa fanno gli altri, soprattutto quando siamo in difficoltà. Nasciamo e moriamo soli, è vero, ma insieme si affronta meglio la vita”. (giugno 2020) 

Cinque letture consigliate per cambiare il nostro paradigma centrato sulla verticalità del mondo animale, estremamente vulnerabile, in favore dei modelli vegetali, orizzontali e molto più resistenti

50 piante che hanno cambiato il corso della storia (2012, Ricca) di Bill Laws, giornalista scientifico

Il giro del mondo in 80 alberi (2018, Ippocampo) e Il giro del mondo in 80 piante (2021, Ippocampo) di Jonathan Drori della Linnean Society

Plant revolution (2017, Giunti) e La nazione delle piante (2019, Laterza) di Stefano Mancuso direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale