Terza e quarta età
Terza e quarta età, tarda maturità, vecchiaia, anzianità: da un po’ di tempo stiamo ridefinendo i limiti della nostra esistenza. La vita umana, almeno nelle società occidentali, si è fortemente allungata e, per la prima volta nella storia umana, oggi gli anni della maturità e della vecchiaia coprono la maggior parte della vita. Nel 1890 gli anziani degli Stati Uniti erano 2,4 milioni, 100 anni dopo erano 31 milioni; in Italia negli stessi 100 anni si è passati da 1,5 ad oltre 8,5 milioni. Stime attendibili prevedono entro il 2030, nei Paesi ricchi, una percentuale di popolazione sopra i 65 anni tra il 20 ed il 30%. Italia e Giappone dovrebbero essere i Paesi più vecchi del pianeta con quasi un terzo di over 60 anni.
Il periodo che un tempo veniva definito terza età, dai 60-65 anni fino a 75 anni circa, oggi viene detto tarda maturità; per la fase successiva, dai 70-75 anni in poi, è stato introdotto il termine quarta età o senescenza. Con queste recenti classificazioni, gli anziani sarebbero le persone di età compresa tra i 60 e i 75 anni, i vecchi quelli di età superiore ai 75 anni. In realtà, molti oggi distinguono tra anzianità anagrafica e anzianità biologica: molti over 65 definiti anziani anagrafici sono spesso indistinguibili da persone di 50-60 anni fisicamente attive e non hanno bisogno di modificare abitudini alimentari, essendo sufficiente ridurre le calorie totali. Negli anziani biologici, invece, appare importante la valutazione clinica dello stato nutrizionale. I primi sintomi del processo diinvecchiamento, in realtà, compaiono già intorno ai 50 anni e sono rappresentati principalmente dal rallentamento del metabolismo basale da un lato (fino al 20%), dalla riduzione della funzionalità di reni, fegato e apparato digerente dall’altro.
L’arrivo della senescenza o quarta età non è uguale per tutti: dipende dal potenziale biologico di ciascuno di noi e, a parità di dotazione biologica, dipende dalla maggiore o minore attività della nostra vita. La senescenza consiste in una progressiva diminuzione di cellule nobili, ad alta attività metabolica, che vengono sostituite da cellule del tessuto adiposo. Questo processo di sostituzione cellulare non comporta necessariamente un aumento di peso, che spesso si mantiene costante: ne risulta, però, meno massa muscolare e più massa grassa. La riduzione della massa muscolare, una massa che ha dei costi energetici elevati, e la contemporanea riduzione dell’attività di molti organi costringe a ridurre, comunque, gli apporti calorici. In media sarebbe necessario diminuire la quota energetica del 5% nella decade di età cha va dai 40 ai 50 anni, del 10% dai 50 ai 60 anni, ancora del 10% dai 60 ai 70 anni del 15% oltre i 70 anni. L’obiettivo in questa fase della vita è riuscire a mantenere il peso corporeo stabile, secondo l’età, il sesso e la spesa di energia per l’attività fisica: è molto raro vedere persone obese arrivare alla soglia dei 100 anni.
Invecchiare bene è possibile ed accade – da noi come in Giappone – con sempre maggior frequenza. La buona longevità è molto legata alla tavola e all’attività fisica: sovrappeso e obesità sono fattori di rischio per la salute in tutte le fasi della vita ma nella terza e quarta età pesano di più perché aggravano tutte le patologie esistenti. (nella foto Ancel Keys, padre della Dieta Mediterranea, morto a 101 anni insieme alla moglie Margaret nella sua casa a Pioppi nel Cilento) (6-2010)
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