Save the Children è un’organizzazione internazionale non governativa (ONG) che da 100 anni si batte per i diritti dei minori e per garantire loro un futuro in 125 Paesi del mondo, con 28 organizzazioni nazionali, tra cui la sezione italiana che festeggi quest’anno i primi 20 anni di attività. Nel 2010 l’organizzazione ha lanciato il primo Atlante dell’infanzia in Italia, arrivato alla decima edizione. Pubblicato da Treccani, con il titolo di Atlante dell’infanzia a rischio, il report curato da Giulio Cederna, propone un bilancio della condizione di bambini e adolescenti in Italia negli ultimi dieci anni.  Il primo dato che colpisce è quello demografico: 30 anni fa bambini e adolescenti erano quasi un quarto della popolazione totale (23%), mentre oggi superano di poco il 16%; al contrario le persone con più di 65 anni (non più etichettabili come anziani, essendo stata innalzata la soglia della terza età ai 75 anni) sono cresciute dal 13% al 21%. Il forte calo demografico si accompagna ad un forte aumento del numero di minori che vivono in povertà assoluta, ossia privi dei beni indispensabili per condurre una vita accettabile: dal 3,7% del 2008 a oggi la percentuale è più che triplicata arrivando al 12,5%, per un totale di 1,2 milioni di minori poveri. Un decennio tragico – secondo l’Atlante – segnato dalla crisi finanziaria del 2008, un periodo buio di cui non si vede l’uscita, poiché l’Italia continua a investite nel sociale risorse del tutto insufficienti. L’Atlante segnala, inoltre, le enormi differenze esistenti tra le Regioni nell’accesso ai servizi per i bambini e le loro famiglie: 26 euro di spesa sociale per chi vive in Calabria, 12 volte di più (316 euro) per chi ha la fortuna di nascere o vivere in Emilia Romagna. Sono dati inaccettabili – quelli calabresi – che faranno crescere sempre più nei prossimi anni il divario tra Centro-Nord e Sud-Isole. Anche per l’istruzione e l’università Italia non brilla, poiché investe solo il 3,6% del proprio PIL, un punto e mezzo in meno rispetto alla media degli altri Paesi europei, pari al 5% (dati OCSE). Con la riforma Gelmini del governo Berlusconi-Salvini del 2008, in tre anni, sono stati tolti alla scuola ben 8 miliardi, facendo crollare la spesa per l’istruzione dal 4,6% del PIL del 2009 al 3,6% del 2016. Le differenze tra Nord e Sud sono drammatiche anche nei dati dell’abbandono scolastico. Mentre alcune regioni del Centro-Nord (Trentino, Umbria, Abruzzo e Friuli Venezia Giulia) sono in linea con le percentuali europee, in Calabria, Sicilia e Sardegna il tasso di dispersione scolastica è oltre il 20%; in alcune regioni meridionali due minori su tre non leggono libri (64% in Campania, 66% in Calabria, 69% in Sicilia), con una media italiana di poco sopra il 47% (nel 2008 i “non lettori” erano il 45%). La povertà economica oltre a riflettersi sull’educazione ha riflessi anche sullo stato di salute, che per i minori è soprattutto la possibilità di fare attività motorie e sportive. L’Atlante 2018 aveva denunciato il fatto che 94 bambini su 100 tra i 3 e i 10 anni non hanno la possibilità di giocare in strada, solo uno su 4 dispone di cortili e poco più di uno su tre ha la un parco o un giardino vicino a casa dove poter giocare. Nonostante ciò, scende la percentuale di minori sedentari, dal 22% del 2008 al 18% del 2018; lo sport – quasi sempre a pagamento – per molti minori italiani rimane un privilegio: tra i 6 e i 17 anni 1 su 5 non pratica nessuno sport e il 15% svolge solo qualche attività fisica. Dobbiamo stupirci se siamo da molti anni (dati OCSE) il quarto Paese al mondo per numero di bambini obesi o in sovrappeso?.”Siamo di fronte a un paese ‘vietato ai minori’ che negli ultimi dieci anni ha perso di vista il suo patrimonio più importante: i bambini. Impoveriti, fuori dall’interesse delle politiche pubbliche, costretti a studiare in scuole non sicure e lontani dalle possibilità degli altri coetanei europei. Ma che non si arrendono, che hanno trovato il coraggio di chiedere a gran voce che vengano rispettati i loro diritti, che gli adulti lascino loro un pianeta pulito e un ambiente di vita dove poter crescere ed esprimersi” (Valerio Neri, direttore generale di Save the Children)