Caffè, e cioccolata sono le più conosciute  bevande nervine,  un gruppo di bevande analcoliche caratterizzate da una specifica attività stimolante sul sistema nervoso centrale, legato alla presenza di alcuni alcaloidi naturali, dette xantine, come caffeina, teofillina e teobromina.

Il caffè nasce dai semi di piccoli alberi tropicali del genere Coffea, appartenenti alla famiglia delle Rubiaceae,  originari dell’Africa tropicale. Sono piante che vivono fra gli 800 e i 2.000 m  d’altezza in terreni umidi con temperature fra i 15 e i 25 °C. e possono raggiungere i 10 m di altezza. Le due specie più diffuse, Coffea arabica e Coffea canephora (robusta), dominano il mercato mondiale grazie alle loro caratteristiche complementari: la prima più aromatica e delicata, la seconda più resistente, produttiva e ricca di caffeina. Oggi Brasile, Vietnam, Colombia e Indonesia guidano la produzione globale, seguiti da numerosi Paesi dell’America Centrale, dell’Africa orientale e dell’India.

Nei territori dell’Etiopia e dello Yemen compaiono tra X e XI secolo le prime testimonianze dell’uso medicinale del caffè nel mondo arabo, mentre la celebre leggenda del pastore che scoprì le proprietà stimolanti delle bacche grazie all’insolita vivacità delle sue capre continua a essere il racconto simbolico delle origini. Dallo Yemen il caffè si diffuse rapidamente nelle regioni vicine, raggiungendo Arabia ed Egitto, dove il “kahweh” divenne un’abitudine quotidiana. Nel ‘500 nei Paesi islamici nacquero le prime caffetterie, luoghi d’incontro e discussione in cui la bevanda ebbe larga diffusione, anche per il divieto religioso dell’alcol, che rendeva il caffè un sostituto ammesso e apprezzato. Il caffè arrivò in Italia nel ‘600, a Venezia attraverso mercanti turchi. Nel ‘700 gli Olandesi, nell’isola di Giava, e i Francesi, nei Caraibi, iniziarono la coltivazione su larga scala della pianta del caffè; parallelamente, la coltivazione si espanse nelle colonie e nel Nuovo Mondo, da cui proviene buona parte del caffè consumato oggi in Europa.

I Paesi con il più alto consumo di caffè sono tutti nel Nord Europa, in testa la Finlandia con 12 kg annui pro capite, seguita da Norvegia, Islanda e Danimarca; in Italia ne consumiamo mediamente 4,5 kg. La comprensione degli effetti del caffè sulla salute è profondamente cambiata rispetto alle visioni tradizionali.

Gli studi più recenti indicano che, per la maggior parte degli adulti, un consumo moderato — in genere fino a 300–400 mg di caffeina al giorno, equivalenti a 3-4  tazzine di espresso — è sicuro e associato a potenziali benefici, soprattutto se bevuto senza zucchero, latte o altri dolcificanti. Tra questi, la riduzione del rischio di diabete di tipo 2, attribuita anche al contenuto di acidi clorogenici che intervengono sul metabolismo del glucosio; una protezione documentata verso alcune malattie epatiche, tra cui cirrosi e carcinoma epatocellulare; un minor rischio, infine, di patologie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer. Anche la funzione antiossidante del caffè è oggi meglio compresa: non dipende da una singola molecola, ma dal “fitocomplesso” formato da numerosi composti fenolici, tra cui acido clorogenico e acido caffeico, presenti sia nel caffè verde sia, in parte, in quello tostato. La tostatura riduce alcune componenti ma può aumentarne altre, generando un profilo antiossidante complessivo comunque significativo.

Gli effetti indesiderati del caffè sono quasi sempre dose-dipendenti. In caso di assunzione elevata, oltre le 3-4 tazzine, la caffeina può causare agitazione, insonnia, tachicardia o disturbi gastrointestinali nelle persone sensibili. Chi soffre di reflusso, gastrite o ulcera può avvertire un peggioramento dei sintomi, perché il caffè aumenta la secrezione acida gastrica. In gravidanza è raccomandato non superare i 200 mg di caffeina al giorno. Il caffè non compromette l’assorbimento dei nutrienti in modo rilevante nella maggior parte delle persone, ma un consumo molto elevato vicino ai pasti può ridurre temporaneamente l’assorbimento di ferro. Per quanto riguarda il decaffeinato, i moderni processi di estrazione — come il metodo ad acqua o con CO₂ supercritica — non presentano più i rischi legati all’uso di solventi oggi non più impiegati nelle produzioni certificate, rendendo il prodotto sicuro.

In definitiva, il caffè non è un semplice stimolante, ma un alimento complesso, ricco di storia e cultura . Il suo ruolo nella salute dipende soprattutto dal contesto. Facciamo, pertanto, attenzione alla qualità del caffè che consumiamo,  alle quantità e ai modi in cui lo beviamo e – come tutte le altre abitudini – a come si inserisce nel nostro stile di vita complessivo. (nella foto Automat di Edward Hopper, 1927 da Wikipedia)