Biodiversità da salvare
Nel 1992 tutti gli stati europei hanno aderito alla convenzione dell’Onu sulla diversità biologica, che ha promosso e sollecitato politiche per la conservazione della biodiversità.
La riduzione della biodiversità inizia con la comparsa dell’agricoltura circa 11.000 anni fa, resa climaticamente possibile dalla fine dell’ultima glaciazione. I primi agricoltori selezionarono specie vegetali e animali che si prestavano meglio di altre alla domesticazione e per i successivi millenni continuarono a scegliere le piante e gli animali che davano rese energetiche e proteiche migliori, ottenendo – senza alcuna conoscenza scientifica alta – risultati straordinari (come la trasformazione della spighetta del teosinte nell’attuale pannocchia di mais). Le piante che ricevevano i maggiori favori presentavano semi mangiabili, erano annuali ed a rapida crescita. Le grandi scoperte geografiche del 16° e 17° secolo portarono, inoltre, a grandi scambi nelle popolazioni vegetali ed animali tra i vari continenti (si pensi, ad es. all’importazione dall’America delle diverse varietà di mais, pomodori, patate, fagioli, peperoni e cacao). L’avvento della moderna genetica era ancora alle porte, ma già nella metà del 19° secolo una terribile serie di carestie colpirono l’Irlanda. La peronospora attaccò tra il 1845 e il 1849 le immense coltivazioni di patate, pianta energetica base degli irlandesi, e le distrusse praticamente tutte, giovandosi del fatto che le poche varietà presenti fossero tutte sensibili al parassita. Questa prima riduzione di biodiversità – allora come oggi si conoscevano centinaia di diverse varietà della pianta – provocarono oltre 1,5 milioni di morti e un numero leggermente inferiore di emigranti verso l’America.
Il ‘900 segna un punto di svolta per la biodiversità del nostro pianeta: da un lato nasce la genetica moderna, con la scoperta della struttura del DNA e gli imponenti sviluppi della biologia molecolare, dall’altro viene concepita ed attuata la cosiddetta rivoluzione verde. L’avvento della genetica e delle tecniche di miglioramento genetico rappresentano una sorta di evoluzione guidata dall’uomo, che ha avuto un forte impatto sulla biodiversità, portando all’attuale situazione agro-alimentare caratterizzata da tre fattori estremamente preoccupanti: 1) colture sempre più vulnerabili; 2) prodotti finali dell’agricoltura sempre meno sicuri e salutari; 3) controllo della sovranità alimentare di milioni di persone da parte di poche imprese multinazionali Per capire l’entità di ciò che si definisce la perdita della biodiversità è sufficiente ricordare qualche dato: delle oltre 200.000 specie vegetali conosciute, almeno un quinto sono commestibili, cioè circa 50.000.
La moderna agricoltura scaturita dalle rivoluzioni scientifiche novecentesche si limita a coltivare 150 tipi di piante; di queste 150 specie, 12 soltanto forniscono il 75% dell’apporto calorico; 4 in particolare – riso, grano, patate e mais – contribuiscono per il 50% alla razione energetica della popolazione mondiale.
La rivoluzione verde ha accelerato il processo di riduzione di biodiversità, per almeno tre ragioni. Innanzitutto, ha drogato l’agricoltura del Terzo mondo: è innegabile che le rese alimentari siano aumentate, ma ciò è avvenuto soltanto con l’utilizzo massiccio di pesticidi e fertilizzanti chimici. Secondo aspetto critico: con la rivoluzione verde sono state selezionate piante ideali ad alta resa, adatte a crescere in qualsiasi terreno, con semi, foglie, fusti e radici ottimali; sono piante sicuramente eccellenti per il modello agro-industriale, ma assolutamente deleterie per la biodiversità naturale. Ultimo aspetto negativo dell’agricoltura intensiva è la scelta di poche varietà di piante, poco o nulla diversificate geneticamente, e pertanto suscettibili di ripetere all’infinito i drammatici scenari delle carestie irlandesi di metà ottocento. L’introduzione di organismi geneticamente modificati (OGM) nell’agricoltura mondiale rappresenta, in un certo senso, uno sviluppo postumo della rivoluzione verde, e come tale non risolverà ma probabilmente aggraverà i problemi degli agricoltori. (2008)
Tags
Categorie
- Alimentazione (80)
- Antropologia (43)
- Biologia (38)
- Dipendenze (60)
- Cervello e Psicofarmaci (11)
- Dipendenze e salute (34)
- Storia delle droghe (15)
- Ecologia (44)
- Salute (88)
- Invecchiare bene (19)
- Malati e malattia (29)
- Salute e società (40)
- Sessualità (35)
- Sport (99)
- Movimento e salute (28)
- Storia della pallavolo (28)
- Storia dello sport (45)