Dopo la seconda edizione del 1900, i Giochi Olimpici erano ritornati a Parigi – per volontà del barone De Coubertin, l’inventore dei giochi moderni. Nonostante le assenze di Germania e Unione Sovietica per motivi politici  (la Germania a causa dei contrasti con la Francia, l’URSS, per la difficile situazione interna e per la morte – nel gennaio di quell’anno –  di Lenin), le Olimpiadi del 1924 (nella foto una locandina) furono un successo organizzativo e di pubblico. Sul piano sportivo l’eroe dei giochi fu Paavo Nurmi, il finlandese che già ad Anversa aveva conquistato 3 ori nel mezzofondo; a Parigi fece ancora meglio, con cinque titoli olimpici nei 1.500 , 5.000 , 3.000 a squadre, cross individuale e cross a squadre; nel nuoto Johnny Weissmuller vinse i 100, 400 e 4×200 stile libero e il bronzo nella pallanuoto; dopo aver collezionato altri 2 ori ad Amsterdam nel 1928, lascerà il nuoto per diventare il più famoso Tarzan della storia del cinema; negli sport di squadra il grande Uruguay si aggiudicò il titolo del calcio sulla Svizzera, mentre nel rugby la finale vinta dagli USA sulla Francia era stata seguita da una rissa tra giocatori e pubblico così violenta da portarlo all’esclusione olimpica. Nelle tre Olimpiadi degli anni ’20 furono presenti due sport dimostrativi: ad Anversa (in Belgio) e a Amsterdam il korfball, a Parigi la pallavolo. Il korfball – in italiano palla cesto – è un gioco sportivo originario dell’Olanda, dove è tuttora diffusissimo, con la caratteristica unica di essere rigorosamente riservato a squadre miste, 4 donne e 4 uomini, un importante punto di contatto con la pallavolo che – a livelli meno agonistici – si presta benissimo ad essere giocata da maschi e femmine insieme. Per quanto concerne la pallavolo, invece, alle Olimpiadi di Parigi fu presentata la versione occidentale dello sport, allora  praticata in Europa ed America; se ne occupò naturalmente la YMCA che mise in campo un torneo tra squadre di città francesi, ma composte di giocatori statunitensi. Nel frattempo l’Asia aveva ulteriormente ridotto il numero di giocatori in campo, adottando una versione di pallavolo a 9; non era stato, però, ancora adottata la regola della rotazione e il set a finiva 21 punti, invece che a 15. Nel resto del mondo il volley continuava a diffondersi; nella seconda metà degli anni ’20 fece il suo ingresso in Spagna, Jugoslavia e Olanda, mentre  partivano i primi campionati nazionali negli Stati Uniti (1928), in Polonia (1929) e a Cuba (1930). L’evento più significativo fu, però, il primo campionato sovietico; la prima partita ufficiale fu disputata nel 1923 a Mosca; durante l’inverno 1925-26 fu organizzato un primo rudimentale torneo nazionale; nel 1927 Stalin fece cacciare dal Paese la YMCA (definita “capitalistica, borghese, religiosa”), ma la pallavolo rimase e divenne sempre più popolare: 6 anni dopo –  nel 1933 – ebbe inizio il primo campionato ufficiale dell’URSS con quasi 400.000 giocatori. Era nata la scuola che avrebbe dominato la pallavolo maschile e femminile dalla fine degli anni ’40 alla fine degli anni ’80. (segue)