Nel 1948 si svolsero gli Europei di volley a Roma, i primi dopo la Guerra. Nel nostro Paese era entrata in vigore la nuova Costituzione repubblicana; l’economista Luigi Einaudi era stato eletto Presidente della Repubblica e la Democrazia Cristiana aveva vinto le prime elezioni dopo 22 anni di fascismo; nell’estate del 1948 si era sfiorata la guerra civile, per l’attentato a Roma al segretario del PCI Palmiro Togliatti, rimasto gravemente ferito;  era stata solennemente firmata a Parigi la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo; in India c’era stato l’assassinio del Mahatma Gandhi; l’URSS aveva fatto esplodere la prima bomba atomica, in risposta a Hiroshima e Nagasaki; negli States era cominciato il periodo buio del maccartismo; in Cina Mao Tse-tung aveva completato la lunga marcia: era nata la Repubblica Popolare Cinese.

Mentre a luglio Gino Bartali aveva vinto il suo secondo Tour de France, a Londra si erano svolte le XIV Olimpiadi, 12 anni dopo quelle di Berlino (per la guerra erano saltati i Giochi olimpici del 1940 previsti a Tokyo e le Olimpiadi del 1944 assegnate a Londra); per l’Italia c’erano state 8 medaglie d’oro: nel lancio del disco (Consolini), nel canottaggio, nel ciclismo (due), nel pugilato, nella lotta greco-romana, nella pallanuoto e nella spada individuale. Mentre iniziavano ad arrivare i finanziamenti del Piano Marshall, all’Italia furono assegnati i primi campionati europei di pallavolo; per prepararli la nazionale fu affidata ad Angelo Costa, allenatore della Robur Ravenna; le partite si svolsero al Foro Italico di Roma – all’aperto, come di consueto – dal 24 al 26 settembre 1948 tra sei squadre: Italia, Belgio, Francia, Olanda, Portogallo e la temutissima Cecoslovacchia, unica rappresentativa dell’Est Europa, da pochi mesi diventata democrazia popolare nell’orbita dell’Unione Sovietica; i giocatori slavi vinsero nettamente il titolo europeo mostrando combinazioni in attacco mai viste sino ad allora (molto simili alle attuali giocate in “veloce”); seconda la Francia, terza l’Italia. L’anno dopo, nel 1949, la FIVB organizzò i primi campionati mondiali a Praga, ma le 10 squadre partecipanti furono tutte europee; l’Unione Sovietica – assente a Roma l’anno prima – vinse davanti a Cecoslovacchia e Polonia; si giocò all’aperto, sui campi in terra rossa della bellissima capitale dell’allora Cecoslovacchia; prima della cerimonia di premiazione una parte del pubblico cecoslovacco abbandonò lo stadio per non ascoltare l’inno sovietico; per l’Italia un dignitoso ottavo posto; a Praga nel 1949 si disputò anche il primo europeo femminile e vi fu lo stesso podio del maschile: vittoria alle sovietiche su Cecoslovacchia e Polonia; i secondi Europei si svolsero a Sofia nel 1950 e furono vinti nuovamente dell’Unione Sovietica sulla Cecoslovacchia; l’Italia non partecipò.

Nel campionato italiano maschile dopo il biennio parmense, nel 1952 fu disputato il primo vero girone all’italiana a giornate, con l’introduzione del pareggio sul 2-2 (poi abolito nel 1954) ed arrivò il quinto titolo per la Robur Ravenna (nei primi 7 campionati sempre prima o seconda); dal 1953 iniziò il dominio incontrastato delle diverse società di Modena (Avia Pervia, Minelli, Villa d’Oro); a partire dal 1953 le squadre modenesi dominarono anche in campo femminile: 7 scudetti consecutivi, spesso con primo e secondo posto. Nonostante la crisi di risultati delle nazionali, la pallavolo in Italia cominciò a trovare spazio anche all’interno delle scuole, per molte italiane e italiani la pallavolo scolastica ancora oggi rappresenta il primo approccio a questo sport; nel giro di pochi anni il volley diventerà il gioco sportivo più praticato – da adolescenti di ambo i sessi – nelle palestre scolastiche (segue)