Olimpiadi di Atene del 2004 (1)
Nel 2004 era morto a Rimini il ciclista Marco Pantani. L’ex sacerdote presidente di Haiti, Aristide, era fuggito dal Paese in rivolta. Milioni di polli in Asia erano stati uccisi da un’epidemia di influenza aviaria. Una serie di attentati ai treni aveva provocato 191 morti a Madrid; alle elezioni il premier uscente Aznar era stato sconfitto ed era diventato primo ministro il candidato socialista Zapatero. Le immagini delle violenze ai detenuti della prigione di Abu Graib avevano fatto il giro del mondo. Polonia, Ungheria e altri 8 stati erano entrati nell’Unione Europea. La Grecia aveva vinto a sorpresa gli Europei di calcio. Il parlamento italiano aveva approvato l’abolizione del servizio militare obbligatorio.
Dopo aver perso l’edizione del centenario, Atene aveva ottenuto l’assegnazione dei giochi superando Roma all’ultimo ballottaggio. Come 40 anni prima a Roma, le Olimpiadi ebbero per molte gare delle ambientazioni splendide: il tiro con l’arco nell’antico stadio del 1896, la maratona sul percorso di Filippide, il peso nella piana di Olimpia. Parteciparono 10.500 atleti di 201 Paesi. L’atletica era iniziata nel modo peggiore possibile con la squalifica del velocista greco Kenteris, oro ad Atlanta, ma da tempo nel mirino dell’antidoping; stessa sorte per gli ungheresi Fazekas e Annus, oro nel disco e nel martello, e la russa Korzhanenko (oro nel peso); ancora peggiore, se possibile, la vicenda del velocista statunitense nero Justin Gatlin, vincitore dell’oro nei 100 m e squalificato 2 anni dopo per aver preso del testosterone: Gatlin era alla sua seconda squalifica per doping, gli è stato tolto il record mondiale ma non il titolo olimpico; nei 200 vinse lo statunitense nero Shawn Crawford, in 19’’79; nei 400 oro per Wariner, primo statunitense bianco a vincere una medaglia in una qualsiasi specialità di velocità dopo il 1964; in entrambe le distanze podio tutto statunitense; nelle staffette clamoroso oro britannico nella 4×100, davanti agli USA, che vinsero nettamente la 4 x 400; l’altra sorpresa fu il cinese Xiang Liu, che si impose nei 110 ostacoli con 12’’91, record del mondo eguagliato; negli 800 Borzakovskij fu il primo russo a vincere l’oro olimpico, davanti a 7 africani, terzo il danese-keniano Kipketer; 80 anni dopo Nurmi, doppio oro nei 1500 e nei 5000 per il marocchino Hicham El Guerrouj, il re dei 1500 metri, con 83 vittorie su 86 gare; l‘altra stella del fondo ad Atene fu l’etiope Kenenisa Bekele, argento nei 5.000 e oro nei 10.0000; nei 3.000 siepi solita tripletta keniana. Ad Atene fu suonato due volte anche l’inno italiano: oro nella 20 km di marcia per il milanese Ivano Brugnetti (campione mondiale della distanza lunga) e oro per Stefano Baldini (nella foto) nella maratona (nella 50 km di marcia terzo oro olimpico per il polacco Robert Korzeniowski); nei concorsi, oro nell’alto allo svedese Stefan Holm (alto solo 1,81, è il saltatore col maggior differenziale – 59 cm – tra la propria altezza ed il proprio primato), nel lungo allo statunitense Dwight Philips e nell’asta al connazionale Tim Mack, terzo il nostro Gibilisco campione mondiale in carica. In campo femminile le velociste giamaicane trascinate da Veronica Campbell, oro nei 200 m e bronzo nei 100, vinsero l’oro nella staffetta veloce; le atlete russe fecero l’en plein nei concorsi vincendo 5 ori su 8; si impose all’attenzione la saltatrice con l’asta Yelena Isinbaeva, prima donna a superare i 5 metri e capace di migliorare 27 volte il record del mondo.
Nella ginnastica dopo 40 anni di predominio russo-sovietico, mancò una nazione leader; Romania, Stati Uniti e Russia vinsero complessivamente 8 ori, lasciano gli altri 10 a 9 nazioni. L’Italia vinse il terzo oro olimpico – dopo Roma – con Igor Cassina, nella sbarra. Negli anelli gara falsata dai giudici a favore dell’atleta di casa; per Chechi il bronzo e la soddisfazione di essere il portabandiera azzurro nella cerimonia d’apertura. Nel nuoto di nuovo si ripropose il duello Stati Uniti-Australia: 12 ori per gli Usa e 7 per l’Australia; nella sfida tra l’australiano Ian Thorpe e lo statunitense Michael Phelps, il secondo vinse 6 ori e 2 bronzi, ad un passo dai 7 ori di Spitz, secondo atleta ad ottenere 8 medaglie in una sola Olimpiade, dopo il ginnasta sovietico Dityatyn. In campo femminile la francese Laure Manaudou vinse l’oro dei 400 s.l., oltre ad un argento ed un bronzo; le nuotatrici statunitensi della 4×200 migliorarono il più longevo record del mondo in carica (staffetta della Germania Est del 1987). Per l’Italia vi furono l’argento di Federica Pellegrini, a 16 anni la più giovane medaglia individuale azzurra della storia, un bronzo prestigioso – dietro USA e Australia – nella staffetta 4×200 stile libero con Brembilla, Rosolino, Cercato e Magnini. La Cina dominò le gare di tuffi, vincendo 6 medaglie d’oro su 8; le russe rivinsero entrambi gli ori nel nuoto sincronizzato. (segue)
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