Il Premio Nobel per la Letteratura José Saramago, è morto ad 87 anni, a Lanzarote nelle Isole Canarie. Era nato nel 1922  in un piccolo villaggio a nord di Lisbona,  da una famiglia di braccianti agricoli, che si era trasferita nella capitale; a Lisbona il padre aveva ottenuto un posto da agente di polizia, ma Saramago per le difficoltà economiche della famiglia non aveva potuto completare gli studi: aveva lavorato prima  come fabbro e poi come meccanico; a 25 anni aveva pubblicato un primo racconto con scarso successo; ateo e comunista, nel 1959 si era iscritto al Partito Comunista Portoghese, in clandestinità durante la dittatura di Salazar; prima di diventare giornalista al Diario de Lisboa, aveva svolto altri lavori. Nel 1974 la “Rivoluzione dei garofani” aveva spazzato via la dittatura militare di Salazar; dopo la pubblicazione di alcuni libri di poesia, Saramago si era fatto notare con il romanzo “Manuale di pittura e calligrafia“. Il primo libro di successo era arrivato nel 1980: “ Una terra chiamata Alentejo“, Saramago aveva 58 anni; era seguito, nel 1982,  il bellissimo “Memoriale del convento“, ambientato nel Portogallo del Settecento; nel 1984 era uscito “L’anno della morte di Ricardo Reis“, una storia collocata negli anni ’30, protagonista il grande scrittore portoghese Pessoa; nel libro  “La zattera di pietra” del 1986 Saramago aveva immaginato la separazione fisica della penisola iberica dal resto d’Europa (lo scrittore era uno dei sostenitori dell’iberismo, il movimento a favore dell’unificazione di Spagna e Portogallo); nel 1989, un altro gioiello letterario, la delicata storia d’amore tra un revisore di bozze e una funzionaria di una casa editrice, “Storia dell’assedio di Lisbona“. Nel 1991 aveva pubblicato “Il Vangelo secondo Gesù“, una vita del Messia cristiano alla luce dei vangeli apocrifi; il libro aveva scatenato accese polemiche con la Chiesa e il governo portoghese (che si era rifiutato di presentare il libro in un premio letterario europeo): Saramago aveva lasciato Lisbona e si era trasferito, con la sua seconda moglie, la giornalista e traduttrice spagnola Pilar del Rìo, a Lanzarote, nelle Canarie. Nel 1995 era uscito “Cecità“, il racconto di un’epidemia che fa diventare ciechi tutti gli abitanti di una città; considerato il suo capolavoro, era stato portato sullo schermo dal regista brasiliano Meirelles; dopo aver pubblicato “Tutti i nomi”, nel 1998 aveva ottenuto il Premio Nobel per la letteratura –  un anno dopo l’amico Dario Fo – con la seguente motivazione: “con parabole, sostenute dall’immaginazione, dalla compassione e dall’ironia ci permette continuamente di conoscere realtà difficili da interpretare”. Gli anni successivi Saramago aveva accentuato le sue nette prese di posizione, fortemente progressiste e laiche, in numerosi interventi pubblici e nei suoi romanzi. Gli anni 2000 si erano aperti con “L’uomo duplicato”, del 2002, seguito dal “Saggio sulla lucidità” del 2004; nel 2005 era arrivato “Le intermittenze della morte”, un altro romanzo che prende spunto da un avvenimento surreale; tre anni dopo era uscito “Il viaggio dell’elefante”, ambientato al tempo delle guerre di religione. Il suo ultimo romanzo era stato “Caino”; in questo libro del 2009 aveva scritto: “La storia degli uomini è la storia dei loro fraintendimenti con Dio, né lui capisce noi, né noi capiamo lui “.

In una intervista di qualche tempo fa a Odifreddi, Saramago si era espresso con la consueta chiarezza sulla tendenza del mondo attuale “Se si facesse la globalizzazione del pane, starei dalla parte dei globalizzatori. Ma non fino a quando ci sarà una persona al mondo condannata a morir di fame”. Salutiamo questo grande scrittore con le parole della moglie Pilar del Rio: “A Josè Saramago importava ben poco quello che il potere, politico, finanziario, religioso, sociale, diceva o pensava di lui. Josè Saramago scriveva per i lettori. Saramago era un intellettuale, un uomo di pensiero e coscienza. Osservava il mondo, vedeva che esistevano schiavi, continenti condannati, povertà e ignoranza, e lo diceva.” (6-2010)