Olimpiadi di Atlanta del 1996 (1)
Olimpiadi di Atlanta. Nel 1996 in Italia la coalizione dell’Ulivo guidata da Romano Prodi aveva vinto le elezioni, mentre la Juventus aveva vinto la sua seconda Coppa dei Campioni battendo i campioni uscenti dell’Ajax. In Russia Boris Eltsin aveva vinto le elezioni presidenziali. In un laboratorio di Edimburgo era nata la pecora Dolly, il primo mammifero frutto di clonazione. Le olimpiadi del 1996 sarebbero stati i giochi del centenario; tutti gli sportivi avevano sperato nella scelta della sede naturale, cioè di Atene; le logiche mercantili dei comitati olimpici avevano portato, invece, al paradosso di un’olimpiade statunitense dominata dagli sponsor. Il 19 luglio il presidente Usa Bill Clinton aveva dichiarato aperti i giochi; il giuramento degli atleti era stato letto dalla cestista nera Teresa Edwards; l’accensione della torcia olimpica era stata affidata a Muhammad Ali, il mitico Cassius Clay, pugile nero, oro nei pesi massimi nel 1960 a Roma. Ad Atlanta avevano partecipato 197 nazioni, un record assoluto; erano presenti per la prima volta 12 stati dell’ex Unione Sovietica e una rappresentanza della Palestina. Nell’atletica con 13 ori gli Stati Uniti avevano dominato il medagliere. L’eroe dei Giochi era stato il texano Michael Johnson, imbattuto dal 1989 con 54 vittorie consecutive; Johnson aveva vinto sia il titolo dei 400 m sia quello dei 200 m, portando il record mondiale a 19’’32. L’altro primato del mondo caduto era quello dei 100 m, ad opera del nero canadese Donovan Bailey vincitore in 9’’ 84 davanti al namibiano Frank Fredericks e al caraibico Ato Boldon: erano stati i 100 metri più veloci cento della storia dell’atletica. Carl Lewis aveva chiuso la sua eccezionale carriera olimpica, vincendo a 35 anni la quarta medaglia d’oro consecutiva nel salto in lungo. Nei 1500 m oro all’algerino Morceli, primatista mondiale e campione del mondo in carica; nei 10.000 m vittoria dell’etiope Haile Gebrselassie (nella foto) , uno dei più grandi fondisti di tutti i tempi, atleta capace di stabilire 26 primati mondiali e di rivincere l’oro a Sydney 2000 (come Zatopek e Viren). Nei 3.000 siepi dietro due fenomeni del Kenya il nostro Alessandro Lambruschini. L’oro nel lancio del peso era andato allo statunitense Randy Barnes, 137 kg di peso e due volte squalificato per doping (nel 1990 e nel 1998, prima e dopo Atlanta), con l’italiano Paolo Dal Soglio quarto per 1 centimetro. In campo femminile la francese Marie-Josè Perec, velocista caraibica della Guadalupa aveva emulato Michael Johnson vincendo 200 e 400 m (impresa riuscita solo alla nera statunitense Brisco-Hooks nel 1984); la giamaicana Marlene Ottey aveva ottenuto altri due argenti, nei 100 e nei 200 m; altra doppietta, nel mezzofondo, per la russa Svetlana Masterkova: oro negli 800 e nei 1500 (come la sovietica Kazankina a Montreal); due secondi posti per le atlete italiane: argento nella 10 km di marcai per Elisabetta Perrone e argento nel salto in lungo per l’atleta di origini giamaicane Fiona May, campionessa mondiale nel 1995. Nella ginnastica, scomparsa l’URSS dominatrice storica della disciplina e venuta meno anche la CSI, era stata la Russia a prevalere in campo maschile, vincendo l’oro a squadre e soprattutto imponendo al mondo un grandissimo atleta capace di vincere 6 medaglie, di cui 2 d’oro: Aleksej Nemov, un ginnasta di altezza normale (174 cm), che a Sidney rivincerà altre 6 medaglie. Per noi l’oro, il primo dopo Menichelli a Tokyo, di Yuri Chechi, assente a Barcellona per la rottura del tendine d’Achille. Chechi ha vinto il mondiale negli anelli per 5 anni consecutivi, dal 1993 al 1997; in campo femminile si erano divise le medaglie le ginnaste statunitensi – in evidenza Shannon Miller – romene, ucraine e russe. Nel nuoto gli atleti statunitensi avevano vinto 13 medaglie d’oro, ma il protagonista era stato un russo, Alexander Popov, capace di ripetere l’impresa di Johnny Weissmuller, vincendo per 2 olimpiadi consecutive il doppio oro nei 50 e nei 100 stile libero. Per la prima volta si erano visiti nuotatori italiani in finale (Rosolino nei 200, Rosolino e Brembilla nei 400); nel dorso Emanuele Merisi aveva vinto il bronzo nei 200 e ed era arrivato sesto nei 100, Brembilla era stato quarto nei 1500; nei tuffi dominio cinese con 3 ori su 4 e doppio oro alla cinese Mingxia Fu (segue)
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