Olimpiadi di Sidney del 2000 (1)
Olimpiadi di Sidney. Nel 2000 in Francia era entrata in vigore la legge che riduceva da 39 a 35 ore la settimana lavorativa nelle imprese con oltre 20 dipendenti, la Lazio era diventata campione d’Italia per la seconda volta nella sua storia; la Francia aveva sconfitto l’Italia nella finale dei campionati europei di calcio disputato in Belgio ed Olanda; in Spagna il Partito Popolare di Aznar aveva vinto le elezioni politiche. Il 15 settembre erano iniziate le XXVII olimpiadi a Sidney, seconde in Australia 44 anni dopo l’edizione di Melbourne del 1956. Nella cerimonia d’apertura le due Coree avevano sfilano insieme; le nazioni partecipanti erano state 200, con oltre 10.500 atleti. La riconciliazione tra gli aborigeni australiani e i colonizzatori europei era stato uno dei temi della cerimonia di apertura; l’accensione della fiaccola olimpica era stata affidata alla quattrocentista aborigena australiana Cathy Freeman; in ricordo dalla prima partecipazione femminile ai Giochi – Parigi 1900 – tutte le tedofore all’interno dello stadio di Sidney erano state donne. Nell’atletica leggera 6 medaglie d’oro agli Stati Uniti, 4 all’Etiopia e alla Polonia, 3 alla Russia. I 100 metri avevano visto il successo del favorito nero statunitense Maurice Greene, campione del mondo in carica e primatista con il tempo di 9’’79, davanti ai caraibici Ato Boldon e Thompson. Nei 200 metri, 104 anni dopo il maratoneta Spiridon Louis, un velocista greco era tornato a vincere una gara di atletica maschile; primo Kenteris davanti al nero inglese Campbell e a Boldon, fuori dal podio dopo 70 anni i velocisti statunitensi. Quattro anni dopo ad Atene Kenteris incapperà in una brutta storia di bugie e controlli antidoping saltati, come la connazionale Thanou. Michael Johnson, era diventato il primo atleta a doppiare l’oro sui 400 e poi aveva inutilmente portato al trionfo la staffetta americana 4×400, davanti alla Nigeria; la medaglia d’oro verrà, infatti, revocata, per l’ammissione dell’uso di doping da parte dello staffettista statunitense Antonio Pettigrew – morto a soli 43 anni – ed il titolo resterà vacante. Nella staffetta veloce successo degli USA, per Greene secondo oro, davanti a Brasile e Cuba; settima l’Italia; nei 100 ostacoli oro al cubano Garcia; nei 400 ostacoli vittoria dello statunitense Angelo Taylor, che si sarebbe ripetuto 8 Anni dopo a Pechino; settimo l’italiano Fabrizio Mori, campione del mondo in carica. Triplo oro etiopico nel fondo: 5.000 a Wolde, 10.000 al grande Haile Gebresilassie, maratona a Abera, con podio tutto africano. Negli 800 l’ex keniano, naturalizzato danese, Wilson Kipketer era stato battuto dal tedesco Schumann; non aveva vinto neanche il re del mezzofondo veloce, il marocchino Hicham El Guerrouj, battuto per l’unica volta, dal keniano Ngenyi. A Sidney 17 medaglie su 18 del fondo e del mezzo fondo andarono ad atleti africani (etiopi, keniani, algerini, marocchini). La marcia era stata terreno di conquista del polacco Korzeniowsky (20 e 50 km), squalificato a Barcellona. Nel salto in alto oro al russo Kliugjin, davanti al cubano Sotomayor; nel lungo oro al cubano Ivan Pedroso, dominatore assoluto della specialità dal 1995 al 2001 (9 titoli mondiali); nel triplo oro al britannico Jonathan Edwards, davanti al cubano Yoel Garcia; per l’Italia una bella sorpresa nel martello dal toscano Nicola Vizzoni, argento dietro al polacco Ziolkowski. Nell’atletica femminile aveva fatto scalpore la gara dei 100 m: l’oro alla statunitense nera Marion Jones, vincitrice con un distacco enorme, era stato revocato per doping ma non assegnato – per sospetto doping – alla greca Thanou, arrivata seconda; nei 400 oro a Cathy Freeman (nella foto), negli 800 alla mozambicana Mutola; per la nostra Fiona May, argento nel salto in lungo, dietro alla tedesca Drechsler. Nella ginnastica a Sidney la Russia aveva dominato il medagliere portando a casa la metà delle medaglie d’oro disponibili: 9 su 18. Per Romania e Cina 3 ori, alle altre nazioni solo 3 titoli. In campo maschile si era imposto ancora il grande talento del russo Alexei Nemov, 6 medaglie come ad Atlanta 4 anni prima, di cui 2 d’oro. Tra le donne aveva vinto altre 3 medaglie, dopo quelle di Atlanta, Svetlana Khorkina, ginnasta russa di altezza normale (164 cm) con esercizi studiati appositamente per lei dal suo allenatore. (segue)
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