Nascita e pubertà rappresentano i due periodi di maggiore trasformazione della nostra vita. Quando nasce, nel giro di poche ore, il neonato viene letteralmente inondato di ormoni che gli permettono l’adattamento al nuovo ambiente. Anche nella pubertà assistiamo ad un sorta di inondamento ormonale, di durata incomparabilmente maggiore, dato che la profonda azione esercitata dagli ormoni dura dai tre ai quattro anni. Assistiamo, infatti, a numerosi e significativi cambiamenti negli organi riproduttivi e nei caratteri sessuali secondari, nelle dimensioni e nella forma del corpo e in numerose funzioni fisiologiche. Se si prova a definire la pubertà, una buona definizione potrebbe essere questa: il periodo di transizione tra l’infanzia e l’età adulta in cui si realizzano cambiamenti biologici, morfologici, fisiologici e comportamentali che si concludono con l’acquisizione della capacità riproduttiva (Cohen-Mulas).
Gli anglofoni lo chiamano puberal spurt; in italiano più semplicemente si parla di scatto puberale: comunque lo si definisca, con questo termine ci si riferisce  al formidabile aumento di statura che accompagna la pubertà: circa 28 cm per i maschi, circa 25 cm per le femmine; quasi tutte le dimensioni scheletriche e muscolari, con intensità diversa, prendono parte allo scatto puberale. Lo spessore delle ossa del cranio aumenta di circa il 15%, il volto va incontro a notevoli cambiamenti, molto più evidenti nei maschi che nelle femmine. Alcuni considerano la fine dell’ossificazione della clavicola, intorno ai 25 anni, la fine biologica dell’adolescenza. Il differenziamento sessuale femminile e maschile della pubertà consolida il dimorfismo sessuale della nostra specie. In quasi tutte le specie esistono differenze più o meno significative tra maschi e femmine, in alcune specie è molto marcato, mentre in altre – come la nostra – non lo è affattoNella pubertà il più evidente dimorfismo sessuale riguarda le spalle e le anche. Il dimorfismo spalle-anche può essere usato come misura del grado di androginia del corpo.
Ma le differenze non finiscono qui. Già alla nascita le femmine hanno un’apertura più ampia alla parte inferiore dell’osso pelvico, ossia la parte più stretta del canale attraverso il quale alla nascita deve passare il bambino: la disposizione ad avere figli è quindi presente fin da un’età molto precoce. I cambiamenti della pubertà riguardano principalmente l’allargamento dello stretto superiore della pelvi e delle anche per garantire all’utero ed al bambino uno spazio in cui crescere. Le spalle larghe e lo sviluppo muscolare maschile, invece, sono stati selezionati probabilmente per la caccia e per allontanare gli altri maschi del gruppo. Nel corso dell’evoluzione alcuni aspetti del dimorfismo sessuale hanno perso sicuramente importanza. A parità di dimensione corporea, escludendo mani ed avambracci, femmine e maschi hanno forza simile fino all’inizio della pubertà. Con lo sviluppo puberale i maschi, però, sviluppano cuore, muscoli scheletrici e polmoni più grandi, maggiori capacità sia di trasporto di ossigeno nel sangue sia di neutralizzare i prodotti chimici dello sforzo muscolare. Secondo Desmond Morris uomini e donne non hanno seguito lo stesso cammino evolutivo. In media il corpo maschile adulto ha maggior massa magra: 28 chili di muscoli, contro i 15 di quello femminile (poco più della metà); da questo ne consegue che i maschi sono mediamente più forti – di circa il 30% – più pesanti – di circa il 10% – e più alti- di circa il 7%. Il corpo delle donne, strettamente legato alla riproduzione, contiene in media quasi il 25% di grasso, circa il doppio di quello maschile. In generale, secondo Morris, le femmine adulte presentano almeno tre tratti infantili destinati a suscitare nei loro compagni atteggiamenti protettivi. Il primo è la maggior percentuale di massa grassa; il secondo è l’altezza della voce (230-250 Hz al secondo contro i 130-140 dei maschi) che si mantiene maggiormente sulle frequenze alte dell’infanzia; il terzo è la capigliatura e l’insieme delle fattezze del viso, che nelle donne ricordano il viso delicato dei bambini. (nella foto Alexandr Deineka,, A Sebastopoli, 1956) (2004)