La crescita delle ragazze nella pubertà è innescata da una piccola ghiandola cerebrale, l’ipofisi, a sua volta collegata all’ipotalamo, cioè al cervello. L’ipofisi inizia a produrre nel sangue degli ormoni  – gonadotropine – che agiscono sulle ovaie, stimolandole a produrre altri ormoni, detti estrogeni; gli estrogeni sono i principale responsabili del cambiamenti fisico nelle ragazze: sviluppo graduale del seno, arrotondamento dei fianchi, crescita dei peli sotto le ascelle e nelle zone genitali, attivazione di alcune ghiandole sudoripare – con cambio dell’odore del corpoe  inizio delle mestruazioni (menarca).
Nelle ragazze la pubertà può iniziare tra i 9 e i 12 anni, un anno prima dei maschi: ritardi o anticipi del processo fanno parlare di pubertà ritardata o pubertà precoce; la pubertà in genere si completa in 3-4 anni; i processi che portano alla maturazione dei caratteri sessuali e riproduttivi nella femmine e nel maschio sono chiamati telarca; per lo sviluppo del seno si utilizza molto lo schema delle fasi B  di Tanner: la fase B1 è quella priva di tessuto mammario, segue la fase B2 in cui compare il primo “bottone mammario”, che dimostra l’inizio della funzione estrogenica,  fino alla fase B5 del seno adulto; il sollevamento della mammella come una piccola montagnola varia in Europa dai 9 ai 13 anni per il 95% della popolazione. I peli pubici in genere compaiono più tardi, in genere qualche mese dopo, tuttavia in circa un terzo delle ragazze la sequenza si inverte: i peli pubici arrivano prima del bottone mammario; i peli nella zona ascellare compaiono in genere 2-3 anni dopo l’inizio dello sviluppo.
Il menarca, cioè il primo flusso mestruale, si verifica in una fase piuttosto avanzata della pubertà. Menarca è una parola di origine greca e significa letteralmente “inizio” (arché) del “mese” (men).

Se consideriamo il 95% della popolazione, l’età media del menarca può oscillare tra gli 11 e i 15 anni, quindi non c’è da preoccuparsi se lo sviluppo tarda ad arrivare. Un tempo si attribuiva una certa importanza a fattori climatici o, peggio, etnici, nel determinare l’età dello sviluppo. La moderna auxologia ha, invece, messo in rilievo altri fattori: lo stato di salute, il tipo di alimentazione, le condizioni socio-economiche (nelle giovani appartenenti a famiglie disagiate, infatti, la pubertà in genere si manifesta in ritardo).

Un fenomeno che si è accentuato negli ultimi decenni è la cosiddetta accelerazione secolare della pubertà. Qualche dato rende bene l’idea: in Norvegia nel 1850 l’età media del menarca era 17 anni, cento anni dopo – nel 1950 – era passata a 13,5 anni, con un anticipo di 3,5 anni. Uno sviluppo precoce è, quindi, a livello di popolazione un indice di miglioramento delle condizioni di vita, ma non sempre a livello individuale è la cosa migliore. Anzi, in genere ci sono più vantaggi che svantaggi a “sviluppare” dopo. La relazione tra menarca e aumento della statura (scatto staturale), infatti, è davvero stretta e ne consegue che tutte le ragazze cominciano a mestruare quando la velocità staturale sta diminuendo. Per diventare giocatrici di pallavolo, pertanto, meglio aver il primo ciclo alle superiori (nella foto Les meninas di Diego Velazquez, 1656). (4-2007)