Spreco energetico
Le attuali principali fonti di energia non dureranno in eterno, all’attuale tasso di sfruttamento si esauriranno rapidamente; la richiesta mondiale di energia – per usi industriali, domestici e per i trasporti – è in costante aumento e, di conseguenza, è sempre maggiore l’utilizzo di risorse per la sua produzione. In realtà, se usciamo dai dati medi planetari, balza agli occhi l’enorme disparità di consumi energetici tra Nord e Sud del mondo: quasi 600 milioni di abitanti dei Paesi ricchi consumano tanta energia quanta ne consumano i 5,5 miliardi di abitanti dei Paesi poveri. Che accadrebbe se domani le nazioni del Sud volessero consumare come quelle del Nord? In generale si pone il problema di garantire, alle generazioni future, che abiteranno il pianeta dopo di noi, almeno le nostre stesse opportunità di sopravvivenza godute da noi. Risparmiare energia e trovare fonti energetiche alternative sembra il mezzo migliore per non impoverire il pianeta delle sue risorse. Dovremmo tutti passare dalla cultura del cow boy, ovvero delle risorse illimitate, all’economia della navicella spaziale nella quale non si spreca nulla, ma si economizza utilizzando tutto con il massimo della razionalità, perché l’equilibrio all’interno della navicella è essenziale per la sua sopravvivenza.
Oggi energia vuol dire soprattutto petrolio, carbone e gas: fonti sporche e altamente inquinanti, ma a prezzi relativamente bassi. Rimarranno fondamentali ancora per molti anni, ma non sono il futuro. Il futuro sono il risparmio energetico e le fonti energetiche alternative – solare, in primis, e poi eolico, biomasse, idraulico e geotermico. Non basta passare alle energie rinnovabili: bisogna anche cambiare i nostri stili di vita e convincere i Paesi con le economie emergenti – il cosiddetto BRIC, Brasile, India, Russi e Cina – a non imitarci nel folle consumismo energivoro (ma, intanto, la Cina ha superato gli Stati Uniti come emissioni di CO2 e come numero di macchine prodotte e vendute).
L’energia solare è l’energia del futuro. Dal Sole arriva in pochi minuti sulla Terra tutta l’energia che noi consumiamo in un anno; si può utilizzarla, con i pannelli solari, per il riscaldamento dell’acqua, e, con i sistemi fotovoltaici, per produrre energia elettrica, si tratta di un’energia oramai a basso costo. L’Italia e la Germania sono i Paesi dove è avvenuta – nel 2011 – la maggior crescita di impianti fotovoltaici nel mondo.
L’energia nucleare non è un’alternativa alle energie fossili. Rappresenta appena il 2% su scala mondo e solo il 6% per i paesi industrializzati. Tranne la Francia, i Paesi industrializzati coprono con il nucleare una quota largamente minoritaria dei loro consumi elettrici; una quota che le agenzie internazionali registrano in diminuzione. Nonostante tutte le promesse di 50 anni di ricerche e studi, i cosiddetti reattori di nuova generazione non sono in grado di dare una risposta ai 4 problemi irrisolti dell’energia nucleare: a) il rischio di proliferazione atomica; b) la contaminazione radioattiva nel territorio; c) la gestione delle scorie; d) la disponibilità del combustibile.
L’Italia è stato il primo Paese avanzato ad uscire dal nucleare con il referendum del 1987. Negli anni 70 e 80 gli incidenti di Three Mile Island (1979) e Chernobyl (1986) avevano focalizzato l’attenzione sui grandi problemi dal punto di vista della sicurezza degli impianti, ben prima della recente tragedia giapponese di Fukushima del 2011. Da anni, inoltre, è ben conosciuta l’aggressione proveniente dalle micro-dosi di radiazioni ionizzanti normalmente provenienti dalle centrali nucleari. Nello studio dell’Università di Magonza sugli impianti tedeschi, pubblicata nel 2008, nel raggio di 5 km dalle centrali nucleari si è rilevato un aumento del 160% di tumori embriogenetici e del 220% di leucemie infantili.
Dobbiamo pensare ed attuare una rivoluzione energetica per passare da un modello centralistico basato sui grandi impianti, responsabile principale della drammatica crisi ambientale che stiamo vivendo, ad un modello di fonti decentrate sul territorio, più accessibili e più controllabili da parte dei cittadini. Non sarà facile, ma non abbiamo alternative. (12-2011)
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