Genitori e figli
Genitori e figli: “Non c’è cosa più entusiasmante del vedere crescere i propri figli; ogni fase dello sviluppo ha in sé qualcosa di bello e la bellezza dell’educazione sta nel compiere insieme a loro un percorso mentale ed affettivo”. Educare, pur in tutta la sua complessità, è in fondo più semplice di quanto non si pensi: come dice il neuropsichiatra Giovanni Bollea, basta saper dare ai ragazzi la parte che desiderano di noi stessi. Ogni intervento, ogni consiglio che si dà loro deve prendere in considerazione le loro possibilità in positivo. Educare vuol dire porsi come costante parametro di riferimento e come figura di identificazione, e in questa proiezione non bisogna mai bluffare, perché è impossibile sfuggire all’intuito dei ragazzi. Non bisogna temere di essere quel che si è: se i figli conosceranno anche le debolezze e gli errori dei genitori, ciò non diminuirà la loro autorità, anzi aumenterà l’equilibrio del rapporto. L’importante è dare l’esempio di una vita vissuta con entusiasmo, con fiducia
La domanda che tutti coloro che hanno figli si fanno prima o poi: perché è così difficile essere un buon genitore? Secondo Marcello Bernardi – pediatra e saggista – essere un buon genitore significa avere soprattutto due qualità. La prima caratteristica di un buon genitore è quella di riuscire a essere ogni giorno meno necessario ai propri figli, aiutandoli ad allontanarsi da noi in quella difficile avventura che si chiama conquista dell’autonomia. Dunque, essere un buon genitore significa saper farsi da parte in quel momento nella vita cui i ragazzi si accorgono, con sollievo e preoccupazione, che i genitori non sono quei giganti che erano apparsi tali per tanti anni: una sorta di caduta degli dei, attraverso la quale si possono tra l’altro apprezzare realmente le qualità dell’altro. Il padre deve venire spodestato dalla precedente posizione idealizzata ed irraggiungibile per far sentire il ragazzo pari, adulto fra due adulti: perché ciò avvenga è necessario non solo che il padre ci sia, ma anche che sappia pilotare questa avventura umana, per cui si perde uno schiavo ma si acquista un figlio libero. Molti genitori non tollerano questo bisogno dei loro figli, ma senza lo spodestamento dei genitori non esiste la possibilità di crescita. La seconda caratteristica è quella di essere unbuon modello di adulto, perché il figlio possa pensare che vale la pena di diventare grande per essere come lui o per incontrare persone come lui. Essere, dunque, un adulto sereno, felice, realizzato, impegnato: non un adulto che si sacrifica per i figli ma un adulto che si realizza, che sta bene. Una domanda frequente, che nasconde un falso problema, è quella se sia meglio un genitore autoritario o permissivo. Nessuno dei due, verrebbe da rispondere. Per Bernardi i genitori autoritari sono sempre un problema: sono adulti pseudo-autorevoli che nascondono l’amore verso i loro figli con una distanza troppo grande, una caricatura della distanza vera. Simmetricamente i genitori permissivi sono inadeguati, perché essendo pseudo-amici costruiscono un’eccessiva vicinanza, una caricatura della vera vicinanza. (nella foto L’albero della famiglia di Frida Kahlo, 1936) (6-2007)
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