Con il termine menarca ci si riferisce all’arrivo delle mestruazioni nelle ragazze. Avere le prime mestruazioni, però, non significa necessariamente aver raggiunto una completa capacità riproduttiva; spesso i primi cicli mestruali si producono senza che la cellula uovo sia espulsa dall’ovaio; si parla in questo caso di una parziale sterilità adolescenziale che può durare dai 12 ai 18 mesi dopo il menarca. Con la comparsa del ciclo mestruale il corpo femminile si prepara alla maternità, ovvero al processo chiave per la sopravvivenza della specie. I vasi dell’utero, infatti, forniranno nutrimento alla crescita del bambino: ogni mese le pareti di questo organo cavo formano una mucosa – facendo aumentare di spessore il rivestimento dell’organo – destinata ad accogliere l’ovulo fecondato. Se lo spermatozoo non incontra l’ovulo liberato dall’ovaio ogni 28 giorni circa, non si ha la fecondazione ed il rivestimento mucoso non è più necessario: viene, pertanto, eliminato dalla vagina in un periodo che varia da 3 a 5 giorni. Le mestruazioni sono, pertanto, il risultato dello sfaldamento dell’endometrio in seguito alla caduta della concentrazione di ormoni estrogeni e progestinici; il flusso mestruale è in genere scarso il primo giorno, raggiunge la massima intensità la seconda giornata e poi diminuisce gradualmente; la quantità di sangue ed endometrio che si perde varia dai 20 ai 70 ml. Dopo il menarca, i cicli mestruali sono spesso irregolari per i primi due o tre anni, a volte sono scarsi altre prolungati, spesso senza una vera e propria ovulazione. All’inizio della pubertà mestruazioni anomale per ritmo, quantità e durata sono piuttosto frequenti e tendono a normalizzarsi verso i 15-16 anni. Spesso intorno al ciclo mestruale fioriscono leggende e luoghi comuni come questo riportato, senza commento, da un Trattato Italiano di Ginecologia degli anni ‘70: ”Il tocco della donna mestruata trasforma l’aceto in vino, fa appassire i fiori, morire le piante, sfiorire i giardini, cadere i frutti dai rami, arrugginire i metalli, abortire le giumente”; il solo riportare queste notizie storiche, senza aggiungere che si tratta di evidenti sciocchezze, ci fa capire – osserva E. Giannini Belotti – quanta presa posano ancora avere certe leggende relative alle mestruazioni. Di fatto, in molte società le mestruazioni sono state – e sono ancora considerate – un fatto da tenere segreto o addirittura vergognoso. Le mestruazioni, però, non comportano nessuna conseguenza dannosa per il corpo: durante il ciclo le donne possono intraprendere qualsiasi attività che desiderino, compreso i rapporti sessuali. Molte ragazze, tuttavia, hanno difficoltà a non modificare la loro vita e mantenere le loro abitudini –  ad esempio praticare sport – per colpa di atteggiamenti negativi verso le mestruazioni che, però, non hanno alcun fondamento scientifico.

Analoghi atteggiamenti li troviamo verso la sindrome premestruale, spesso considerata un banale problema psicologico o una malattia immaginaria, mentre invece riguarda l’80-85% delle donne in età fertile. Da 7 a 10 giorni prima dell’inizio del flusso possono presentarsi sintomi legati a un basso tono dell’umore, con tensione mammaria, cefalea, gonfiore all’addome o alle estremità delle gambe (edema). Non si conoscono ancora i precisi meccanismi della sindrome premestruale, ma sembra probabile una riduzione di alcuni mediatori chimici del benessere come endorfine e serotonina, con peggioramento dell’umore e ricerca di alimenti ad alto indice glicemico.

Un’ultima osservazione sul lancio nel mercato USA di Lybrel, anticoncezionale a basso dosaggio che – preso tutti i giorni per un anno – interrompe il ciclo mestruale a tempo indefinito. Sono molti i commenti critici sollevati dal nuovo farmaco, soprattutto per l’idea che appare sottintesa: le mestruazioni sarebbero qualcosa di umiliante, da nascondere, o meglio da eliminare, come appunto si ripromette Lybrel.  Pochi condividono l’entusiasmo della Wyeth Farmaceutici per questo farmaco – di cui non si sentiva assolutamente la mancanza – che cancella le mestruazioni; con un mercato potenziale di 40 milioni di clienti, la grande azienda statunitense può serenamente sopportare le solite critiche di chi farà notare che per malattie che fanno qualche milione di morti “poveri”- tubercolosi e malaria, tanto per dirne due – la ricerca farmacologica sembra essere poco stimolata (nella foto Gustav Klimt, Le tre etò della donna, 1905) (6-2007)