L’evoluzione umana e biologica, in generale, implica l’esistenza della diversità e la “diversità” per eccellenza è la diversità sessuale. Gli animali presentano vari gradi di socialità ma persino gli animali più asociali nel momento riproduttivo devono stare con un animale dell’altro sesso, bloccando l’aggressività di cui sono dotati; a livello della sessualità troviamo pertanto una prima ritualizzazione dell’aggressività, per poter stabilire un contatto abbastanza intimo tra animali di sesso diverso. L’aggressività aperta evolve in qualcosa di diverso, diventa segnale, diventa comunicazione: in questa ritualizzazione nasce probabilmente la socialità.

Studiando gli animali sociali – dice l’etologo Danilo Mainardi – si è visto che esistono due tipi di segnali capaci di bloccare l’aggressività. I primi sono i segnali sessuali, in particolare quando la femmina emette il segnale di accettazione sessuale, gli altri sono i segnali infantili, quando i piccoli fanno richiesta di cure parentali o chiedono di essere nutriti. Diversi etologi hanno cercato di vedere quale relazione esista tra amore, sessualità e cure parentali.

Secondo l’etologo tedesco Irenaus Eibl-Eibesfeldt la ricerca di protezione è forse uno dei più antichi motivi del collegamento tra appartenenti allo stesso genere; tutti i vertebrati superiori, infatti, cercano rifugio, in prima istanza, presso la madre, siano polli siano uomini; ciò che per il topo è la sua tana, nel caso nostro è l’altro umano: l’altro ci presta copertura e protezione e questa è una radice dell’aspirazione al contatto.

Il Premio Nobel Konrad Lorenz sostiene che l’amore sia figlio dell’aggressività, poiché l’aggressività intraspecifica appare antichissima rispetto all’amicizia personale ed all’amore, comparse molto recentemente (“Non si dà amore senza aggressività”); se ciò è vero, è vero anche che non esiste amicizia senza cura della prole.

L’amore, dunque, nasce insieme allo sviluppo della cura dei figli. Solo gli animali dotati di cure parentali hanno potuto fondare un legame oltre le barriere dell’aggressività. La sessualità è un mezzo usato molto raramente per ottenere dei legami. L’amore – conclude Eibl-Eibesfeldt – non si radica nella sessualità, ma si serve di essa per un rafforzamento secondario del legame. L’amore parentale e la sessualità, dunque, marciano di pari passo nel limitare i comportamenti aggressivi e nello stimolare quelli più sociali. (2007)