Eugene Pleasants Odum è stato uno dei più influenti biologi del ‘900 per i suoi pionieristici lavori sugli ecosistemi ecologici. Il suo Basic ecology (Basi di ecologia), pubblicato in Italia nel 1983 da Piccin, è stato un testo di riferimento per me e per diverse generazioni di studenti universitari. A Odum dobbiamo la definizione moderna di ecosistema e i suoi lavori – spesso in collaborazione con il fratello Howard –  hanno fatto diventare l’approccio eco-sistemico un patrimonio indiscutibile della scienza, dell’ecologia e della biologia. Da diversi anni la salute umana e la salute degli ecosistemi – di cui facciamo parte – non vengono più trattate separatamente, dato che gli ecosistemi sono a tutti gli effetti uno dei più importanti determinanti di salute. Si è andata, pertanto, progressivamente affermando una definizione eco-sistemica di salute che enfatizza gli effetti diretti di ecosistemi in salute, come le aree verdi cittadine, sulla salute umana. Per quanto riguarda i bambini l’importanza del rapporto con la natura è talmente rilevante che da alcuni anni esiste una specifica condizione – definita disturbo da deficit di natura (DDN) – caratterizzata da una serie di segnali fisici e psichici legati alla mancanza di ore all’aperto. Un grande contributo mediatico al tema natura-bambini l’ha dato sicuramente il giornalista statunitense Richard Louv, nel suo vendutissimo libro del 2005 Last chid in the woods (L’ultimo bambino nei boschi, 2006, Rizzoli), nel quale rilevava nei bambini statunitensi urbanizzati un ridotto uso dei sensi, problemi di attenzione, disturbi fisici ed emotivi. Con una storia di almeno 2,5 milioni di anni del nostro genere Homo, ininterrottamente a contatto con l’ambiente naturale, non è difficile capire il motivo per cui le aree verdi urbane siano così importanti per il benessere e la salute di adulti e bambini. Il primo impatto positivo di spazi verdi in città è legato all’attività fisica: la possibilità di passeggiare nel verde è un potente farmaco senza effetti collaterali per bambini, adulti e anziani, capace di produrre miglioramento della salute fisica anche a livello epigenetico. Il secondo aspetto è legato alla coesione sociale (e, indirettamente, al tema della sicurezza delle città): disporre di spazi verdi comuni – senza auto – facilita rapporti di vicinanza e collaborazione, stimola attività ricreative e sportive, individuali o collettive. Il terzo beneficio è quello sulla salute mentale con la riduzione dell’inquinamento acustico (ma anche visivo), una minor sensazione di affollamento e una minor incidenza di depressione e ansia. L’ultimo fondamentale aspetto è legato alla salute fisica: la presenza di aree verdi nel raggio di un chilometro da dove si vive produce dimostrati effetti salutari sulle malattie cardiovascolari, muscolo-scheletriche, respiratorie, neurologiche e digestive, aumenta le difese immunitarie e diminuisce obesità, pressione arteriosa, frequenza cardiaca e livelli di cortisolo (il principale ormone associato allo stress e agli stati infiammatori).

Il disturbo da deficit di natura dei bambini che vivono con scarso o nullo contatto con la natura, quindi, porta a conseguenze importanti sul piano fisico e psichico. Tra le evidenze fisiche sono state segnalate l’obesità, la carenza di vitamina D, la miopia e le allergie. Il sistema di sorveglianza nutrizionale di OKkio alla Salute rileva che i nostri bambini presentano percentuali di obesità e sovrappeso – sia pur in diminuzione – tra le più alte d’Europa e un’eccessiva sedentarietà. La carenza di vitamina D riguarda dal 50 al 70% dei bambini italiani ed è legata a scarsa esposizione al sole e a stili di vita errati; i nostri bambini, inoltre, risultano sempre più deboli e meno muscolosi del passato, con ridotta coordinazione e controllo motorio. Passare troppe ore in casa – spesso davanti a schermi – non aiuta la vista; con soli 80’ di attività all’aperto, è possibile diminuire del 50% la miopia dei bambini. In campagna, infine, il sistema immunitario dei bambini è più sviluppato e si riscontrano meno allergie. Tra le evidenze psichiche del disturbo da deficit di natura ci sono il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD), le videodipendenza, l’ansia e la depressione, l’insicurezza e una minor capacità di valutare i rischi. Le videodipendenze sono sempre più diffuse nelle nuove generazioni; negli Stati Uniti si è arrivati a 8 ore quotidiane di schermi per i bambini e addirittura a 11 per gli adolescenti; nelle videodipendenze si rileva un minor rendimento scolastico e modifiche cerebrali al “sistema della ricompensa”, come nei tossicodipendenti (Turel et al, 2014). Un aspetto da non trascurare è la possibilità per i bambini di crearsi negli spazi verdi nascondigli per la loro privacy, lontano dagli sguardi adulti; i bambini che vivono in spazi sovraffollati o in luoghi di cura presentano maggior aggressività e maggiori livelli di ansia e iperattività. In conclusione, la natura è fondamentale per la salute e lo sviluppo dei bambini. L’OMS ha detto nel 2015 che “Spazi verdi e promoventi la complessità biologica e stimolando l’attività fisica sono benefici per la salute e il benessere umano”. Invece di inutili integratori, Richrad Louv ha invitato tutti a prescrivere ai nostri bambini la Vitamina N, intesa non come acido alfa-lipoico ma come natura. (nella foto la copertina del libro di R. Louv, Vitamin N)