Con il prezzo della benzina arrivato quasi a 2 euro al litro, molti italiani stanno riscoprendo un antico amore: la bicicletta. Nel 2011 sono state vendute 1.750.000 bici, 2.000 unità in più delle vetture immatricolate; un sorpasso storico, che non si verificava dal Dopoguerra, e dal grande valore simbolico.

La storia della bicicletta come mezzo di trasporto di massa ha oltre un secolo. Alla fine degli anni ‘90 dell’Ottocento negli Stati Uniti i ciclisti si erano moltiplicati, passando da 150.000 a svariati milioni; in Inghilterra – allora maggior potenza economica planetaria – furono costruite qualcosa come 800.000 biciclette; come scrive nel suo bellissimo libro Robert Penn (Ciò che conta è la bicicletta, Ponte alle Grazie, 2011), la bici era diventata il cavallo della gente comune; i lavoratori usavano la bici per andare al lavoro; grazie alla bici molti cognomi cominciarono a comparire lontano dalle località rurali tradizionali; la bicicletta divenne, inoltre, il mezzo di trasporto più veloce: i corridori su pista superavano i 60 km/h, oltre la velocità dei cavalli. La bici ebbe il merito di rompere le barriere di classe e di sesso dell’Ottocento; il grande scrittore inglese H.G. Wells – uno dei padri della fantascienza moderna – scrisse della carica di democrazia della bici; il ciclismo, inoltre, fu la prima attività sportiva popolare per donne.

La bici è una delle più grandi invenzioni dell’umanità ed è tuttora il mezzo di propulsione umana più efficiente mai inventato: si viaggia, a parità di sforzo e su un terreno adatto, a velocità 4 o 5 volte superiore a quella con cui si cammina (25-30 km/h contro i 4/5 km/h). Robert Penn va in bici da quando ha memoria, ci ha anche fatto il giro del mondo, ma non è il solo ad aver riscoperto il più popolare mezzo di trasporto nella storia. Gli italiani non solo comprano più bici, ma hanno anche riscoperto anche il restauro, vale a dire il recupero dei vecchi modelli abbandonati nelle cantine o nei garage: con una spesa limitata si possono mettere a nuovo le bici.
 La bici ha tutte le caratteristiche del mezzo intelligente e sostenibile: è facile da usare, costa poco e su percorsi inferiori ai cinque chilometri non ha rivali. Gli unici a non accorgersi di tutto questo sono gli esponenti politici e gli amministratori delle città italiane che, con poche eccezioni, non si rendono conto del cambiamento in atto (come tutti quelli che si muovono solo in macchina). Qualche esempio? La ridicola estensione delle piste ciclabili in Italia: se si guarda ai Paesi del Nord Europa c’è da vergognarsi; i 14 anni trascorsi dall’ultimo finanziamento per misure pro bici. Infine, l’assenza di leader di partito e di esponenti del governo agli Stati Generali della Bicicletta e della Mobilità Nuova, tenutosi ad ottobre a Reggio Emilia. L’Associazione Nazionale Comuni Italiani salva-ciclisti, Legambiente e la Federazione Italiana Amici della Bicicletta (www.fiab-onlus.it) hanno discusso un piano strategico per rispondere alle esigenze di mobilità dei cittadini italiani negli anni a venire: in concreto, più piste ciclabili, più sicurezza, strade più sgombre di veicoli inquinanti. La demotorizzazione è ormai un dato di fatto, la macchina per fortuna non è più uno status symbol e sempre più persone – giovani e non – preferiscono alternative più ecologiche e salutari ai mezzi privati a benzina. In un Paese serio sarebbe un punto importante dell’agenda di qualunque movimento o partito (nella foto un’opera di Anna Silivonchik , artista bielorussa). (2-2013)