Cannabis e derivati
La Cannabis indica (canapa indiana) è una pianta originaria dell’Asia centrale da cui si estraggono marijuana, hashish e olio di hashish. Con le materie prime della canapa, in realtà, si possono produrre tessuti, carta, plastiche, vernici, combustibili e materiali per l’edilizia; dalla canapa si ricava anche una farina ricca di proteine e un olio di ottimo valore nutrizionale. Si tratta, evidentemente, di una pianta dalle proprietà eccezionali.
Le parti utilizzate per estrarre il tetra-idro-cannabinolo (THC), il principio attivo, sono le infiorescenze e le foglie. L’olio estratto dalla canapa per distillazione contiene più THC e quindi è più potente. La marijuana contiene meno principio attivo (3-5%) ed è una miscela di foglie, fiori e steli secchi della pianta femmina; l’hashish contiene dal 7 al 14% di THC e deriva dall’impasto della resina della cannabis, estratta dal polline dei suoi fiori, con grasso animale o miele.
La cannabis è soprattutto fumata, spesso con tabacco; se ingerita, sotto forma di tisane o dolci, non ha un effetto immediato ma dopo qualche ora può avere un effetto più forte rispetto alla canapa fumata. A basse dosi, la cannabis ha prevalentemente un effetto rilassante, sedativo e euforizzante: spesso provoca voglia di ridere e golosità. Ad alte dosi, si hanno alterazioni sensoriali e percettive, di tipo allucinogeno. Il rischio più grave, comune alle sigarette, è il rischio di cancro; fumare marijuana, come fumare tabacco, porta nei polmoni sostanze irritanti e cancerogene derivanti dalla combustione. In alcuni Paesi la cannabis è usata anche per scopi terapeutici; come anti-nausea e anti-vomito nelle chemioterapie antitumorali e nel glaucoma. La cannabis e i suoi derivati hanno una tossicità acuta trascurabile e non sono mai stati segnalati casi di morte per una dose eccessiva. Tra gli effetti psicoattivi la cannabis diminuisce la capacità di concentrazione, di attenzione e di memoria, oltre a possibili reazioni ansiose, in genere non gravi. Dopo aver fumato cannabis non si dovrebbe guidare l’auto o usare attrezzi o macchinari pericolosi.
La tossicità cronica è difficile da valutare ed è oggetto di furibonde polemiche tra fautori dell’uso e contrari. Sugli effetti della cannabis è intervenuto più volte Gian Luigi Gessa, professore di Neuro-psicofarmacologia all’Università di Cagliari e responsabile dell’unico gruppo italiano di eccellenza sullo studio delle dipendenze. Gessa ha ricordato che il tetra-idro-cannabinolo agisce sul cervello e ne altera la normale attività, ma non produce danni fisici. Per Gessa ci sono due rischi consistenti quando si inizia ad assumere droghe leggere da adolescenti, soprattutto al di sotto dei 15 anni. Da un lato si possono avere importanti deficit cognitivi, nell’apprendimento e nella memoria. Dall’altro si può diventare – negli anni successivi – dei fumatori abituali, da più spinelli al giorno, delle persone il cui pensiero dominante è la droga. Per i rischi psichiatrici legati alla cannabis, il professor Gessa ha pochi dubbi: non si diventa schizofrenici con la marijuana, ma alcuni fumatori di cannabis scoprono di esserlo in seguito all’assunzione di hashish o marijuana.
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