Scienza e cultura, sono due termini generali, usati con molte accezioni. La conoscenza scientifica e la scienza dovrebbe essere parte integrante della cultura, ma non sempre è così. Spesso si definiscono “persone di cultura”, donne e uomini che affermano candidamente di non quasi nessuna nozione di biologia, chimica, fisica e matematica. Io e mia moglie siamo nati nel 1958. L’anno successivo, nel 1959, il chimico Charles Snow tenne una conferenza all’ università di Cambridge su “Le due culture e la rivoluzione scientifica”, che fu poi pubblicata sulla rivista Encounter . Nel 1963 la conferenza fu pubblicata e divenne uno dei più famosi libri sulla moderna divaricazione tra cultura scientifica e cultura umanistica. La tesi di Snow era semplice: mentre gli scienziati, in genere, conoscono la letteratura, la musica, l’arte e la filosofia, gli umanisti non sanno molto di biologia e matematica, fisica e chimica. Eppure gli illuministi Diderot e D’Alambert, fondatori e curatori dell’Enciclopedia, erano rispettivamente un letterato e un matematico: dalla collaborazione della cultura umanistica e scientifica è nata una delle opere maggiori della storia della civiltà occidentale. La separazione tra scienza e cultura umanistica nasce nell’Ottocento, in pieno romanticismo, e viene mantenuta anche nel ‘900; secondo Snow  è pericoloso avere due culture che non possono o non sanno comunicare, in un tempo in cui la scienza determina gran parte del nostro destino.  Nei 50 anni che ci dividono dal libro di Snow le cose sembrano essere rimaste esattamente com’ erano; se apriamo le pagine culturali dei giornali – quelle scientifiche non esistono – ci si accorge che anche oggi “la scienza non si pubblica, se si pubblica la si banalizza, e se non si banalizza non la si valorizza”. (P. Odifreddi). Eppure la scienza è da almeno 400 anni il fattore culturale più dinamico della società. Per Ludovico Geymonat, il grande e compianto studioso torinese, la scienza, in questi ultimi quattro secoli, ha contribuito più di qualsiasi altra impresa umana a modificare la nostra vita quotidiana. Chi non riconosce l’intrinseco valore culturale della scienza rischia di non capire la modernità. Geymonat credeva nell’alleanza tra cultura scientifica e cultura umanistica, tra scienza e filosofia. Con le sue opere – e in particolare con la sua “Storia del pensiero filosofico e scientifico”(nella foto) –  ha contribuito a fondare non solo la filosofia della scienza in Italia, ma ha contribuito a riscoprire anche la logica. Geymonat credeva nella scienza. Ma non credeva nella neutralità della scienza.La scienza – sosteneva – è uno strumento potente, il più potente che si è dato l’uomo. E non è indifferente quale gruppo sociale la possegga: la scienza può diventare un potente strumento di coercizione oppure il più potente strumento di liberazione e di progresso civile. (5-2007)