Cocaina e società. Dopo la cannabis la cocaina è la droga più utilizzata al mondo. Secondo il Global Drug Survey 2018, in rapporto alla popolazione l’Italia è il paese che più fa consumo di cocaina in Europa mentre nel mondo siamo al terzo posto dietro Stati Uniti e Canada. La cocaina si ricava da una pianta arbustiva sempreverde (nome scientifico Erythroxylon coca) che cresce spontaneamente nei climi caldo umidi tropicali delle Ande in America meridionale (Ecuador, Colombia, Bolivia, Perù, Cile e Brasile) ad una altitudine compresa tra i 700 e i 2000 metri di altezza. La cocaina è il principale alcaloide della coca (0,5% – 1% delle foglie secche). Con le foglie, contenenti cocaina in concentrazione pari allo 0,1%, si prepara la pasta di coca da cui si ottiene con un processo chimico la cocaina di base (grezza). Da quest’ultima, per successiva raffinazione, si ricava la cocaina cloridrato; aggiungendo ammoniaca ad una soluzione acquosa di cocaina cloridrato si arriva ai cristalli di  crack da fumare, con effetto immediato e rapido esaurimento nel giro di 10 minuti.
La sostanza ha tre fondamentali azioni farmacologiche; è un anestetico locale,  un vasocostrittore e – principale motivo per cui la si utilizza – un potente stimolante del sistema nervoso centrale. Una dose singola di cocaina “sniffata” è mediamente di circa 20-30 mg, con effetti che non durano più di 40-60 minuti per chi sniffa, molto meno per chi si buca o fuma (10-20 minuti). La breve durata dell’effetto – con un meccanismo analogo a quello della nicotina del tabacco – spinge a ripetere l’assunzione.
Non ci sono antagonisti specifici per l’overdose da cocaina, e le sole terapie possibili sono quelle di supporto. La cocaina può provocare emergenze cardiovascolari, anche mortali: aritmie, infarto miocardico, emorragie cerebrali. Nello sport la cocaina è vietata dalla legge italiana antidoping e rientra nella classificazione della WADA delle sostanze dopanti, come stimolante illecito, sempre vietato, sia in competizione che in allenamento. Il caso più conosciuto di uso della cocaina nello sport è sicuramente quello di Diego Armando Maradona, trovato positivo alla cocaina a Napoli nel 1991 e squalificato 15 mesi; lasciato il Napoli, il grandissimo campione argentino tornò in campo ai Mondiali del 1994 negli Stati Uniti, ma fu nuovamente squalificato, stavolta per uso di efedrina – altra sostanza stimolante – e partì per Cuba a disintossicarsi. L’elenco degli sportivi scoperti a usare cocaina è assai lungo, dal tennista USA Vitas Gerulaitis al campione di salto in alto cubano Sotomayor, dal pugile Mike Tyson al ciclista belga Tom Boonen.

Ai nostri giorni, dopo il crollo del prezzo di vendita, diventa sempre più diffuso l’uso occasionale di dosi moderate di cocaina nel fine settimana. Ha fatto notare Luigi Cancrini che in moltissimi ambienti, giovanili e non solo, la cocaina è considerato un potentissimo mobilitatore sociale che permette di legare insieme tempo libero, divertimento e sesso. La cocaina, infatti, sembra favorire l’integrazione e le prestazioni intellettuali. Nasce così lo stereotipo della cocaina “droga dei nostri tempi”, droga delle persone di successo. Nel suo libro Gomorra lo scrittore Roberto Saviano parla della cocaina in questi termini: “La cocaina, in passato droga d’élite, oggi grazie alle nuove politiche economiche dei clan è divenuta assolutamente accessibile al consumo di massa, con diversi gradi di qualità ma capace di soddisfare ogni esigenza….La coca si è emancipata dalla categoria di sballo, diviene sostanza usata durante ogni fase del quotidiano, dopo le ore di straordinario, viene presa per rilassarsi, per avere la forza di fare qualcosa che assomigli ad un gesto umano e vivo e non solo un surrogato di fatica. La coca viene presa dai camionisti per guidare di notte, per resistere ore davanti al computer, per andare avanti senza sosta a lavorare per settimane senza nessun tipo di pausa. Un solvente della fatica, un anestetico del dolore, una protesi della felicità.” (nella foto un manifesto statunitense sui danni fisici da cocaina)