Due speranze per il futuro
La speranza di un futuro migliore oggi ci viene da due importanti figure dei nostri tempi – un argentino ed un uruguaiano – con storie molto diverse ma una comune attenzione agli uomini e all’ambiente.
Nel novembre del 2014 scorso Papa Francesco è intervenuto a Roma alla seconda Conferenza Internazionale sulla Nutrizione organizzata dalla FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Queste le sue parole ai delegati delle 172 nazioni: “Forse ci siamo preoccupati troppo poco di quanti soffrono la fame. E mentre si parla di nuovi diritti, l’affamato è lì, all’angolo della strada, e chiede diritto di cittadinanza, di essere considerato nella sua condizione, di ricevere una sana alimentazione di base. Ci chiede dignità, non elemosina”. Dopo il tema della fame e del diritto al cibo, Francesco ha toccato il tema della solidarietà. “La sfida che si deve affrontare è la mancanza di solidarietà. Le nostre società sono caratterizzate da un crescente individualismo e dalla divisione. Ciò finisce col privare i più deboli di una vita degna e con il provocare rivolte contro le istituzioni”. Il terzo argomento affrontato è stato il rispetto della Terra e la lotta agli sprechi. “Ricordo una frase che ho sentito da un anziano, molti anni fa: ‘Dio perdona sempre, le offese, gli abusi; Dio sempre perdona. Gli uomini perdonano a volte. La terra non perdona mai! C’è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l’uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi“. Papa Francesco ha concluso l’intervento con tre moniti: sullo spreco di acqua, sul cibo come merce e sul collegamento tra lotta alla fame e difesa degli ecosistemi. “L’acqua non è gratis, come tante volte pensiamo. Sarà il grave problema che può portarci ad una guerra“. “La lotta contro la fame e la denutrizione viene ostacolata dalla ‘priorità del mercato‘ e dalla ‘preminenza del guadagno’, che hanno ridotto gli alimenti a una merce qualsiasi, soggetta a speculazione, anche finanziaria”. ”Dare da mangiare agli affamati per salvare la vita nel pianeta”
L’altro “portatore sano” di speranza è Josè Pepe Mujica, il Mandela sudamericano, che ha scontato lunga e durissima prigionia, 14 anni – di cui 10 in quasi totale isolamento – per la militanza nei Tupamaros, gruppo di lotta armata che si ispirava alla rivoluzione cubana; dopo essere stato il primo ex tupamaro a essere eletto in Parlamento e Ministro dell’Agricoltura, dal 2009 al 2014 è stato il Presidente dell’Uruguay. Dei 9.000 euro cui aveva diritto come stipendio presidenziale, Mujica ha scelto di prenderne solo 900 e dare il resto in programmi di microcredito, spiegandone il motivo: “La mia idea di vita è la sobrietà. Concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero, devi essere sobrio nei consumi. L’alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui, che però ti tolgono il tempo per vivere”. (nella foto l’incontro in Vaticano tra Josè Mujica e Papa Francesco nel giugno 2013) (12-2014)
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