Nel mese di ottobre il quotidiano la Repubblica ha ospitato sulle proprie pagine un acceso dibattito sugli organismi geneticamente modificati (OGM), con interventi di personalità di rilievo tra cui Elena Cattaneo e Umberto Veronesi, Vandana Shiva e Michele Serra. Va detto subito che il fronte a favore degli OGM annovera gran parte del mondo scientifico e che buona parte delle loro affermazioni sono – come evidentemente ci si aspetterebbe – supportate da ragionevoli evidenze sperimentali; lo schieramento a favore degli OGM, però, commette spesso l’errore di inserire in unico calderone “anti-scienza” chiunque sollevi dubbi sull’effettiva utilità degli OGM. Come ha fatto notare Michele Serra, l‘affermazione “la scienza ha sempre ragione” non è scientifica, ma ideologica (come diceva Giulio Maccacaro 40 anni fa la scienza non è mai neutrale: o libera l’uomo o lo rende più oppresso). Per farsi un’idea dell’impatto degli OGM è sufficiente cliccare sul sito della FAO (www.fao.org); la massima autorità istituzione mondiale in tema di agricoltura e alimentazione mette a disposizione di tutti una sintesi esauriente e comprensibile delle potenziali ricadute – positive e negative – delle coltivazioni OGM; si prendono in esame le ricadute sull’ambiente agricolo e sull’ecosistema, sulla salute umana e sull’assetto economico e sociale. Come sottolinea Serra, la FAO su ogni aspetto della questione esprime dubbi, non certezze; una verifica del possibile impatto sanitario di queste nuove coltivazioni richiede, infatti, tempi sufficientemente lunghi per valutare possibili effetti a medio-lungo termine degli OGM. Inevitabile in questi casi il ricorso al buon senso che nella scienza prende il nome di principio di precauzione: non condanno, non assolvo, aspetto ragionevolmente che l’innovazione apportata si manifesti senza rischi per la salute umana e ambientale. Questo per quanto riguarda il possibile impatto sanitario degli OGM; l’aspetto singolare dell’attuale dibattito sugli OGM è che esso prevalga nettamente sull’impatto socio-economico dell’agricoltura OGM.
Dal 23 al 27 ottobre si è tenuto a Torino il Salone Internazionale del Gusto e Terra Madre; Carlo Petrini e il movimento mondiale di Slow Food e Terra Madre da decenni rivendicano la natura politica della loro battaglia per la sovranità alimentare delle comunità produttive (e dei consumatori), affidando a loro la difesa delle biodiversità, della varietà delle colture e delle identità locali. Questo è il vero motivo per opporsi agli OGM, perché rappresentano una visione dell’agricoltura, dell’ecologia, della società in completa antitesi a tutto ciò. Stupisce che scienziati del calibro di Veronesi e della Cattaneo ignorino questa basilare evidenza. Come ha scritto Serra “Non è in ballo il potenziale allergenico di un pomodoro, o il chilo di pesticida per ettaro in più o in meno. La domanda “gli OGM fanno bene, gli OGM fanno male” avrà una risposta tra qualche decennio. Adesso è in discussione la vita stessa delle società contadine nel mondo (più della metà dei viventi), la ripartizione del potere, del reddito, delle conoscenze tra una rete infinita di piccole comunità e pochi, immensi e quasi sempre anonimi centri decisionali. Sono in discussione gli 87 milioni di ettari di suolo africano acquistati dal 2007 a oggi dalle multinazionali americane e cinesi e da fondi di investimento opachi e onnipotenti: è una superficie grande quasi come Italia e Francia messe insieme, e a nessuno può sfuggire che coltivare pezzi così ingenti di pianeta a soia OGM per produrre biocarburante oppure incrementare le produzioni locali (più della metà dell’agricoltura africana è vocata all’autosostentamento) è una scelta tanto importante, tanto strutturale quanto lo è, nel bene e nel male, ogni grande rivoluzione tecnologico- scientifica, industriale, sociale.” (11-2014)