Dal 1998 in tutto il mondo il 31 maggio si celebra la No Tobacco Day, in italiano la Giornata mondiale senza tabacco per incoraggiare le persone a rinunciare – per almeno 24 ore – a sigarette e tabacco, invitandole a smettere di fumare in via definitiva. L’iniziativa costituisce, inoltre, un’occasione per valutare l’andamento della diffusione del tabagismo nel mondo e per richiamare governi e opinione pubblica sugli effetti negativi del tabagismo sulla salute umana. Nel 2011 l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha stimato in circa sei milioni le persone che perdono la vita ogni anno a causa del fumo. La Word No Tobacco Day del 2012 era significativamente dedicata alle interferenze dell’industria del tabacco. Quest’anno il titolo proposto all’Istituto Superiore di Sanità è stato “Bandire la pubblicità, la promozione e gli sponsor legati al tabacco“, per la grande influenza dei marchi pubblicitari sui consumatori, in particolare nei giovani. Nel 2013 la prevalenza di fumatori maschi è del 26,2%, delle femmine del 15,3%; complessivamente sono 10,6 milioni, poco più del il 20% della popolazione sopra i 15 anni, con 6,7 milioni di ex-fumatori (13% della popolazione). Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri – ha ricordato la progressiva ma lenta la diminuzione del consumo di sigarette in Italia, passate in 10 anni da una media di 16 al giorno a meno di 13, con un parziale spostamento dei consumi verso la sigaretta elettronica. Le dipendenze sono spesso collegate tra loro e il tabagismo non fa eccezione; il 42% degli Italiani pratica – anche solo occasionalmente – almeno un gioco d’azzardo, ma tra chi fuma il valore sale al 55%. Circa 1 milione di persone (quasi il 10%) utilizza, anche o esclusivamente, sigarette fatte a mano (tabacco trinciato), prodotto molto gradito ai giovanissimi tra i 15 e i 24 anni di entrambi i sessi.

La Legge Sirchia del gennaio 2003 ha cambiato l’atteggiamento degli Italiani sulla possibilità di fumare nei luoghi pubblici. Dieci anni dopo la legge, gli intervistati favorevoli all’estensione del divieto di fumo sono sempre di più; il 60% lo vuole per stazioni e fermate degli autobus, il 64% per gli stadi, il 60% per i giardini pubblici, il 72% per le aree aperte degli ospedali, l’80% per i cortili delle scuole.

Un aspetto molto preoccupante riguarda le donne e gli adolescenti. Il numero delle fumatrici è cresciuto del 60% negli ultimi 20 anni e la quota delle grandi fumatrici, – con più di 20 sigarette al giorno – è triplicata. Nel periodo compreso tra gli anni ‘60 e ‘80 il numero di vittime per cancro al polmone tra le fumatrici è cresciuto da 4 a 7 volte, mentre rimaneva stazionario nelle non fumatrici. Un pacchetto di sigarette al giorno può significare anticipare di oltre 5 anni la possibilità di infarto rispetto alle non fumatrici. Roberta Pacifici dell’Osservatorio Fumo, alcol e droga dell’Istituto Superiore di Sanità ha ricordato alle ragazze che “fumando compromettono il loro futuro di donne. Perché la nicotina e tutte le altre sostanze che sono nella sigaretta incidono in modo pesante sul sistema endocrino e quello nervoso. Creando un danno grave nell’apparato riproduttivo. Uno per tutti: la menopausa precoce. Nei ragazzi troviamo tracce importanti di nicotina nelle vescicole seminali. Che vuol dire un’interferenza sulla mobilità degli spermatozoi”. Per l’oncologo Umberto Veronesi chi diventa dipendente dal tabacco a 15 anni, rischia una diagnosi di cancro già a 40-45 anni. Smettere di fumare è, dunque, l’unico modo per garantirsi una salute migliore (nella foto La fine della colazione di Renoir, 1879) (6-2013).