cosa potrei dire in merito al progetto metadinamiche che ancora non è stato comunicato, esposto, argomentato? Ho sempre desiderato intraprendere un cammino, dicendomi che prima o poi lo avrei fatto. Quando le condizioni sarebbero state più favorevoli, col lavoro, con il tempo, magari mio figlio più grande … così via rimandando a data e luogo imprecisi. Quanti desideri; pensieri e sogni non ancora esauditi, che alla diagnosi del mio cancro al seno metastatico, ho rinchiuso in un cassetto del quale ho per un po’ gettato la chiave. Convinta che non si sarebbe più riaperto, non in questa vita. Eppure il mio percorso mi ha portato, a 3 anni da quel giorno di consapevolezza di malattia, a infilarmi un paio di scarpe da trekking, caricarmi lo zaino in spalla e salire su un volo dal Piemonte alla Puglia. Percorrendo strade sterrate, godendo del sole, del mare, della compagnia di donne che convivevano con un quotidiano simile a quello a me capitato, fianco a fianco con chi si prendeva cura di noi, lavorando per noi… ecco confesso che il mio pensiero andava spesso a quelle che quel cammino non potevano percorrerlo. Perché troppo debilitate dalle terapie e dai sintomi o ancora perché non più qui in questa dimensione… Le immaginavo come sagome trasparenti: le sentivo nel calore del sole, le respiravo nel soffiare del vento. Come se la loro invisibile presenza mi desse una carica non spiegabile a parole. Pensavo poi a quelle che avevano appena avuto notizia di essere di questa “famiglia” non scelta,  rivedendo così quella “me” seduta davanti all’oncologa la quale si apprestava a darmi la notizia che mi avrebbe ribaltato l’esistenza… in quei primi tempi cercavo disperatamente sperimentazioni, nuovi farmaci, vie miracolose di salvezza. Mi arrabbiavo (questo ancora oggi) quando prendevo coscienza di quanta ignoranza esista sul cancro al seno, figuriamoci poi quello metastatico. Perciò, durante il cammino, passo dopo passo mi sentivo testimone e partecipe di qualcosa di grande, piccola rappresentante di un universo di emozioni intense come non mai e lì ho sentito la potenza di METADINAMICHE, utile non solo per il volermi farmi un regalo ma per far conoscere a TUTTE e TUTTI chi siamo e come viviamo noi, donne consapevoli di portarsi appresso un cancro al IV stadio. Amiche, sorelle, amanti, mogli, figlie UMANE a cui improvvisamente la paura della sofferenza e della MORTE viene sbattuta in faccia. E c’era anche lei a camminare con me, strana compagna sconosciuta… fa paura ?? SI! Ma allo stesso tempo anch’ella mi urlava VAI, MUOVITI, CAMMINA e VIVI ma soprattutto GODI del paesaggio e di quello che ti viene qui offerto, ADESSO. Così  io, ma penso tutte noi, non ce lo siamo fatto ripetere 2 volte: con le molte difficoltà e la fatica del nostro essere fragili ma soprattutto con tanta gioia, sorellanza e una meraviglia che rimarranno in me fino all’ultimo dei miei giorni su questa Terra, CI SIAMO FATTE COCCOLARE, CURARE E ACCOMPAGNARE DA QUESTI FANTASTICI OPERATORI, MEDICI E TERAPISTI che si sono messi in gioco in questa esperienza, lasciando il camice a casa ma portando braccia e spalle forti per sostenerci e accompagnarci lungo tutto il percorso… arrivo a conclusione che non è essere tanto META ma quanto l’essere DINAMICHE a fare differenza. La meta è solo un punto, tutto ciò che lo circonda è INFINITO … quell’infinito che abbiamo possibilità di scegliere ogni giorno: citando IL MIO AMATO DAVID BOWIE “la verità è di sicuro che non c’è nessun viaggio. Arriviamo e partiamo allo stesso tempo”. Immensamente GRAZIE al nostro General Maggiore, detta Claudia. Ai terapisti tutti, a Onconauti ovviamente e ai favolosi e simpaticissimi videomaker (le nostre veline). Al Salento per averci accolte con tanto amore. ESSERCI STATA E’ UN PRIVILEGIO ENORME. Laura

(nella foto il manifesto del docufilm Metadinamiche presentato al Policlinico Gemelli e alla Race for the Cure)