Nel maggio 2009 il Reputation Institute ha svolto un’indagine in 32 Paesi intervistando 60.000 persone: il marchio Ferrero è risultato quello più affidabile e con la migliore reputazione al mondo, davanti all’aziendasvedese IKEA dalla Johnson & Johnson. La Ferrero è l’azienda che produce dal 1964 la Nutella; fondata da Pietro Ferrero nel 1946 ad Alba, in provincia di Cuneo, si è specializzata in prodotti dolciari, fino a diventare un gruppo multinazionale con un fatturato di oltre 9.5 miliardi di euro, circa 26.000 dipendenti e 20 stabilimenti sparsi per il mondo. La Ferrero commercializza la Nutella, i Ferrero Rocher e i Kinder in oltre 160 Paesi. In queste settimane la Ferrero sta portando avanti una incalzante campagna mediatica a favore dell’olio di palma impiegato nella Nutella e in molti altri prodotti da forno in commercio. I vantaggi dell’olio di palma sono sostanzialmente due. Da un punto di vista economico le sue rese molto alte e la sua prevalente coltivazione in Paesi del terzo mondo lo rendono estremamente conveniente. Dal punto di vista chimico, invece, l’elevata quantità di acidi grassi saturi lo rende solido a temperatura ambiente e stabile nel tempo (la Nutella, infatti, non si conserva in frigo). La sua cattiva reputazione è riconducibile agli stessi motivi per cui ha successo: da un lato la distruzione delle foreste tropicali in Indonesia e Malesia, i principali Paesi produttori, dall’altro il rischio per la salute legata all’eccessivo consumo di cibi ricchi di grassi saturi. Chi muove critichesulla sostenibilità ambientale dell’olio di palma ricorda che tra il 2000 ed il 2012 l’Indonesia ha perso oltre 6 milioni di foresta tropicale – una superficie pari all’Irlanda – per la coltivazione dell’olio di palma e per l’industria del legno. L’olio di palma, inoltre, viene utilizzato anche dall’industria dei cosmetici e per la produzione di biocarburanti. Ferrero e le altre aziende chiamate in causa rispondono che utilizzano un olio di palma sostenibile e certificato, ma i dati sulla deforestazione restano, e l’Indonesia ha ora il più alto tasso di deforestazione al mondo, che prima apparteneva al Brasile.

Sul versante salute la Ferrero si affida a ricercatori e nutrizionisti che mettono in dubbio il nesso tra il consumo di acidi grassi saturi e malattie cardiovascolari. Nessuno vuole criminalizzare questo tipo di grassi, presenti tra l’altro in moltissimi cibi della nostra tradizione gastronomica. La vera questione è capire quanti ne possiamo introdurre senza compromettere la nostra salute. Un documento del nostro Istituto Superiore di Sanità ci ha ricordato quale è la fascia di popolazione che rischia di più con gli attuali consumi alimentari: i bambini tra i 3 e i 10 anni. Per loro il consumo stimato di grassi saturi è di circa 28 grammi al giorno, che corrisponde al 14% delle calorie giornaliere, mentre si raccomanda di mantenersi sotto il 10%, un dato su cui si attesta la popolazione adulta; un terzo di questi 28 g di grassi saturi proviene da alimenti che contengono abitualmente olio di palma – biscotti, merendine, patatine e snack – mentre gli altri due terzi sono dovuti a carni e affettati, uova e latte, latticini e formaggi, alimenti che contengono naturalmente acidi grassi saturi. Con la sostituzione dell’olio di palma presente nei prodotti da forno (ad esempio con olio di mais e girasole, come stanno facendo molte aziende italiane) anche i bambini rientrerebbero nei parametri consigliati. La Nutella a quel punto costerebbe qualcosa di più, ma chi l’apprezza ne mangerebbe un po’di meno, guadagnando in salute e in responsabilità verso l’ambiente. (9-2015)