Olimpiadi di Tokyo del 1964 (1)
Nel 1964 gli statunitensi avevano iniziato a bombardare il Vietnam del Nord; in Brasile un colpo di stato aveva portato al potere i militari, il presidente egiziano Nasser e Kruscev avevano inaugurato la diga di Assuan. In Italia a Corleone era stato arrestato Luciano Liggio, il capo di “cosa nostra” latitante da 16 anni; caduto il governo di Aldo Moro, il generale De Lorenzo aveva dato avvio al “piano solo”; ad agosto era morto a Yalta, in Unione Sovietica, il segretario del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti, i suoi funerali a Piazza S. Giovanni a Roma erano stati seguiti da oltre un milione di persone; a Firenze era stata inaugurata l’Autostrada del Sole.
Il 10 ottobre 1964 a Tokio l’imperatore Hirohito aprì ufficialmente le Olimpiadi. L’accensione della fiamma olimpica fu affidata a un ragazzo giapponese nato ad Hiroshima un’ora dopo lo sgancio della bomba atomica sulla città. Gli atleti in gara furono oltre 5.000, quasi 700 le donne; le nazioni partecipanti furono 94 (10 in più di Roma); gli atleti furono impegnati in 21 sport; entrarono nel programma olimpico la pallavolo ed il judo. Grazie ad un satellite, per la prima volta le immagini delle gare vennero diffuse in tutto il mondo.
Nell’atletica leggera maschile gli Stati Uniti si confermarono la nazione più forte con 12 medaglie d’oro su 24. I velocisti statunitensi Bob Hayes e Henry Carr, vinsero 100 e 200 metri. Bob Hayes con 10’’06 stabilì il nuovo primato del mondo e vinse il secondo oro con la 4×100 che con 39’’ fece il record mondiale. Il discobolo statunitense Al Oerter vinse l’oro per la terza olimpiade consecutiva, mentre l’etiope Abebe Bikila (nella foto) rivinse la maratona. L’australiano Peter Snell centrò la doppietta 800 e 1500 m, Valeri Brumel vinse il primo ed unico oro della sua carriera (con 2,18 m, ma porterà il record del mondo a 2,28 m). Per l’Italia il trentenne Abdon Pamich si impose nella massacrante 50 Km di marcia.
Nella ginnastica Giappone e URSS dominarono la scena, come 4 anni prima a Roma; i nipponici vinsero 5 ori e 4 argenti, i sovietici 4 ori e 10 argenti; tre ori anche alla Cecoslovacchia e uno all’Italia grazie a Franco Menichelli, campione olimpico al corpo libero; la sovietica Larisa Latynina, nonostante i suoi 30 anni, per la terza olimpiade consecutiva vinse 6 medaglie complessive (4 d’oro a Melbourne, 3 a Roma, 2 a Tokio).
Nel nuoto le nuove tecniche di allenamento introdotte dagli Stati Uniti fecero vincere ai nuotatori statunitensi e australiani quasi tutte le gare; 13 ori andarono agli USA, 4 all’Australia, gli altri Paesi si dovettero accontentare dei 200 metri rana femminili vinti da un’atleta della scuola sovietica; tra i protagonisti la straordinaria australiana Dawn Fraser, oro nella terza olimpiade consecutiva; un altro atleta che raggiunse la celebrità fu lo statunitense Don Schollander, trionfatore in quattro gare, al pari del suo predecessore Johnny Weissmuller; nei tuffi gli US confermarono la loro supremazia e vinsero 3 ori su 4; dalla piattaforma 10 m Bob Webster confermò l’oro di Roma e la tradizione che voleva uno statunitense primo da 10 olimpiadi (tranne nel 1956 a Melbourne); l’argento fu assegnato all’italiano Klaus Dibiasi che avrebbe vinto l’oro dalla piattaforma nelle 3 olimpiadi successive.(segue)
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