Nel 1998 Marco Pantani vinse Giro e Tour: l’anno dopo furono vendute 300.000 biciclette in più; quest’anno il messinese Vincenzo Nibali ha dominato il Tour de France – dopo aver vinto l’anno scorso il Giro –  diventando il sesto ciclista di sempre ad aver vinto le tre grandi corse a tappe. Con la sua impresa Nibali entra nell’empireo ciclistico insieme a campioni del calibro del belga Eddy Merckx, dei francesi Anquetil e Hinault e dello spagnolo Contador; facile prevedere un analogo aumento del movimento dei cicloamatori come 15 anni fa. Sono sempre di più, infatti, le ragazze ed i ragazzi che scelgono la bicicletta come modello di vita, per ragioni di salute, come scelta di trasporto ecosostenibile o semplicemente per risparmiare soldi e tempo in città sempre più congestionate dal traffico. I modelli di trasporto sostenibile sono quasi sempre quelli del Nord Europa: Germania, Olanda e Paesi scandinavi offrono migliaia di chilometri di piste ciclabili e da decenni guardano al futuro, cioè ad un mondo con sempre meno motori e sempre più biciclette.

Ma non c’è solo il modello tedesco-scandinavo; alla fine degli anni ’90 Enrique Penalosa, sindaco di Bogotà, capitale della Colombia, ha proposto un modello di viabilità cittadina che oggi tutti studiano. Penalosa è partito dall’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei quasi 7 milioni di suoi concittadini; ha capito che per adottare comportamenti sostenibili bisogna prima spiegare i propri progetti alla popolazione, investendo nella divulgazione e comunicazione. Il passo successivo è stato quello di restituire ai cittadini di Bogotà, in particolare alle fasce con reddito più basso, l’accesso alla propria città, alle scuole, alle biblioteche, alle piste ciclabili, ai marciapiedi, ai parchi urbani, alle aree verdi, per dirla con un termine molto usato, ai beni comuni della città. Il sindaco ha avuto ben chiaro il concetto che la costruzione di nuove strade non fa mai diminuire il traffico delle metropoli, lo aumenta; solo le piste ciclabili e gli spazi per i pedoni riducono la congestione urbana e stimolano stili di vita e pensieri ecosostenibili. Per restituire le strade cittadine agli abitanti Penalosa ha creato la ciclovia della domenica; le strade urbane sono chiuse al traffico delle auto e aperte alle biciclette, ai pattini, agli skateboard, alle persone con i cani a passeggio; nelle piazze sono allestiti palchi per partecipare a lezioni di aerobica, stretching, ballo, movimento per bambini. Insomma, il modello Bogotà.                                  

E da noi, quanti conoscono l’esperimento di Penalosa, a parte gli studenti di Ingegneria del Territorio (come mia figlia) che lo studiano per i loro esami? Abbiamo delle ottime eccezioni, come Pesaro, Bolzano, Ferrara, il Trentino con la più importante pista ciclabile europea (ben 80 km), ma il resto è una desolazione che ci pone come il peggior Paese europeo per il cicloturismo e per gli spostamenti quotidiani in bici (vedi il clamoroso furto delle biciclette pubbliche a Roma).  Il futuro è a due ruote, il futuro sono i beni comuni, il futuro è restituire le città ai cittadini, a piedi o in bicicletta (agosto 2014)