Psichiatria e industria
Psichiatria e industria farmaceutica hanno un legame sempre più stretto da quando sopno arrivate sul mercato le prime molecole agenti sul sistema nervoso centrale. Loren R. Mosher è uno psichiatra dall’American Psychiatric Association, (APA) l’associazione degli psichiatri statunitensi. E’ stato anche l’ideatore e il direttore delle cliniche Soteria, sperimentazione d’avanguardia mondiale in campo psichiatrico. Il 4 dicembre 1998 – 10 anni fa – Mosher ha dato le dimissioni dall’associazione, rendendo pubblici i motivi del suo dissenso.
Mosher non ha usato perifrasi dicendo che l’associazione da cui si dimetteva “riflette, e rafforza, a parole e a fatti, la nostra società farmaco-dipendente”; più avanti un giudizio pesantissimo sul rapporto psichiatri-industria farmaceutica: “A questo punto della sua storia, secondo me, la psichiatria è stata pressoché completamente comprata dalle compagnie farmaceutiche. L’APA non potrebbe continuare senza il supporto di incontri, simposi, riunioni di lavoro, pubblicità sulle riviste specializzate, fornito dalle compagnie farmaceutiche. Gli psichiatri sono diventati i beniamini delle campagne promozionali delle compagnie farmaceutiche”.
Mosher nella lettera ha cercato di spiegare come molti psichiatri arrivino a confondere i pazienti con i neurotrasmettitori: “L’istruzione psichiatrica subisce ugualmente l’influenza dell’industria farmaceutica: la parte più importante del curriculum dei praticanti è l’arte e la quasi scienza di aver a che fare con gli psicofarmaci, cioè lo scrivere ricette. Queste limitazioni psico-farmacologiche al nostro essere medici completi limita anche il nostro orizzonte intellettuale. Noi non cerchiamo più di comprendere la persona nella sua interezza e inserita nel suo contesto sociale – piuttosto stiamo a riallineare i neurotrasmettitori dei nostri pazienti. Il problema è che è molto difficile avere un rapporto di relazione con un neurotrasmettitore – qualsiasi sia la sua configurazione. Così, la nostra acuta organizzazione ci fornisce spiegazioni, basate sulla sua concezione neurobiologica di fondo, che ci tengono distanti da quei conglomerati di molecole che siamo arrivati a definire come pazienti.”
Mosher sottolinea la minimizzaizone dei gravi e pesanti effetti collaterali degli psicofarmaci, molecole che devono essere assunte per periodi molto lunghi o per tutta la vita: “Promuoviamo il largo uso (di psicofarmaci) e ci perdoniamo l’abuso di sostanze chimiche tossiche nonostante sappiamo che producono seri effetti di lungo periodo – discinesia tardiva, demenza tardiva e preoccupanti sindromi di astinenza”.
Infine, due considerazioni sul mancato rapporto umano tra psichiatri e pazienti e sul reale valore scientifico della “bibbia” della psichiatria ufficiale, la quarta edizione del Manuale Diagnostico Statistico (DSM IV): “A me appare chiaro che ci siamo intestarditi su una situazione in cui, ad eccezione degli accademici, la maggior parte dei medici psichiatri non ha una concreta relazione – così vitale nel processo di guarigione – con gli individui disturbati e disturbanti che trattano. Il solo ruolo concreto è quello di scrittori di ricette –contabili con l’apparenza di “salvatori. Il DSM IV è la costruzione sulla cui base la psichiatria cerca di essere accettata dalla medicina in generale. Ma gli addetti ai lavori sanno che è molto più un documento politico che scientifico.” (nella foto Margherita la pazza di Pieter Bruegel il Vecchio, 1561) (2008)
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