Emilio Molinari è il presidente del Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’Acqua, l’organismo ispirato e presieduto dall’economista Riccardo Petrella. In vista dei due referendum del 12 e 13 giugno Molinari ha ricordato i termini della questione: la gestione pubblica dell’acqua in Italia è stata messa in crisi da una legge del 1994 (la c.d. legge Galli che ha aperto le porte ai privati); con il recente decreto Ronchi il governo di centro-destra ha puntato alla completa privatizzazione del servizio idrico su tutto il territorio italiano. Che cosa succederà se non si raggiunge il quorum nei referendum? Per Molinari la gestione dell’acqua si giocherà tra le quattro maggiori s.p.a. a capitale misto già esistenti (tra cui Acea di Roma) dentro le quali sono presenti privati come Caltagirone e multinazionali francesi come Suez e Veolia. Aumenteranno le tariffe – di almeno il 40% – e peggiorerà la qualità del servizio. Precedenti esperienze di privatizzazione del settore idrico all’estero (Bolivia, Inghilterra, Francia) e in Italia (Latina, Arezzo, Roma) hanno portato a queste 4 conseguenze negative: tariffe più alte, qualità scadente, niente lotta agli sprechi, riduzione del personale. Peggiorare la qualità dell’acqua potrebbe far comodo a molti: per risparmiare sulla manutenzione delle infrastrutture e per aumentare la domanda di acqua in bottiglia, business gestito da multinazionali come Nestlè e Coca Cola. Lo spreco – continua Molinari – va contrastato favorendo il risparmio, facendo pagare progressivamente l’utilizzo dell’acqua oltre il minimo garantito per diritto, penalizzando il consumo eccessivo. In Italia 30% dell’acqua potabile viene persa per l’inefficienza delle infrastrutture idriche: nel decennio 1996-2005 sono stati investiti solo 700 milioni di euro (meno della metà del decennio precedente): servirebbe un piano di investimenti con cifre molto maggiori.

Alla battaglia contro la mercificazione dell’acqua si unisce la battaglia contro il ritorno al nucleare in Italia. In Francia dove il 70% dell’energia viene dall’atomo (contro il 5-9% mondiale) oltre il 20% di tutta l’acqua consumata serve per raffreddare i reattori nucleari.
Padre Alex Zanotelli – primo firmatario dell’appello che ha promosso la manifestazione del 26 marzo a Roma – ha detto che questi referendum sono fondamentali per chi guarda ad un altro modello di società, di sviluppo e al futuro del pianeta. Impedire la mercificazione dell’acqua, impedire il ritorno al nucleare: due battaglie sacrosante da vincere, per non pagarne le conseguenze nei prossimi anni. Ma la vera sfida – non da oggi – è costituire un movimento permanente che non si limiti a sacrosanti no. Un movimento strutturato ed articolato capace di dire dei , capace di proporre alternative credibili e vantaggiose per tutti, nelle grandi questioni dell’ambiente e dell’energia, dell’alimentazione e del tempo libero. La salute pubblica è una cosa troppo seria per lasciarla in mano a medici e politici.  (6-2011)